Come si potrebbe spiegare a un ebreo reduce da un campo di sterminio i (pochi) fischi che da anni arrivano sugli ebrei di Milano nel giorno in cui si celebra la liberazione dal Nazifascismo? E’ assurdo ma è così: nella giornata che segna la fine dell’orrore finiscono regolarmente e programmaticamente insultati e contestati proprio gli ebrei. “Non gli ebrei – diranno i contestatori – ma i sionisti”, parola di cui paraltro ignorano il significato. In realtà la patetica contestazione, come sa bene chi l’ha vista da vicino, in tutti questi anni ha riguardato proprio gli ebrei in quanto tali, ovvero gli ebrei che non scendano in piazza contestando essi stessi Israele. E ovviamente voleva colpire anche il gruppo di “di sinistra”, quello che è partito intonando “Bella Ciao”. Insomma, un ebreo, per non essere insultato o aggredito, dovrebbe non solo criticare il governo in carica: dovrebbe rinnegare la Brigata ebraica, e poi disconoscere Israele. E pochi, giustamente, intendono farlo, perché c’è un filo fra gli ebrei, il sionismo e lo Stato di Israele. C’è un filo potente ed è questo: gli ebrei non accettano più di essere vittime inerti. Questo rappresenta lo Stato di Israele: una casa.

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La contestazione dunque è intimamente antisemita, perché i contestatori presumono che un esponente della comunità ebraica sia un nemico, a meno che non dimostri lui di avere posizioni simili ai contestatori, cioè posizioni anti-israeliane E qui veniamo all’abbaglio storico. All’equivoco decisivo. Quali sono le “posizioni” di chi contesta, insulta e vuole cacciare la Brigata ebraica dal corteo? Quali le priorità? La “difesa dei palestinesi” spiegano, uno “Stato palestinese”, i “diritti dei palestinesi”. I Bds, per esempio, che propugnano boicottaggi di Israele e dei suoi prodotti, si propongono come difensori dei palestinesi. Ma oggi – a maggior ragione dopo l’esplosione del fenomeno terrorismo – tutti capiscono che un cittadino arabo ha molti più diritti riconosciuti dalla democrazia israeliana che non dal regime di Hamas. Quindi, chi volesse difendere davvero i palestinesi dovrebbe boicottare Hamas e i fondamentalisti, non Israele. Volete uno “Stato arabo”? Bene, giusto, ma dev’essere una democrazia. Ritenere che si possa difendere un palestinese lottando per la sua sottomissione ad Hamas è una contraddizione.

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Sono i fondamentalisti che opprimono i palestinesi. È la jihad che li minaccia E con loro minaccia tutti i popoli arabi e molti dei popoli nordafricani. Questo significa la importante presenza con la Brigata ebraica, al corteo, da 7 anni, di Maryan Ismail, l’antropologa italo-somala, di religione musulmana, che ha fatto della battaglia contro l’islam politico la ragione del suo impegno civile, prioritario rispetto alla militanza politica nel Pd, che infatti si è interrotta per le scelte miopi della dirigenza dem, locale e non solo.

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Questa nuova consapevolezza spiega anche il crescente isolamento dei contestatori. Adesso che il terrorismo è arrivata a toccare da vicino l’Europa, molti, o meglio tutti coloro che non siano troppo intrisi di decrepita ideologia anti-capitalista e terzomondista, capiscono dove sia la minaccia. Il pericolo è il totalitarismo jihadista, di cui da anni sono vittime entrambi i popoli, quello palestinese e quello israeliano. E della stessa minaccia oggi siamo vittime anche noi europei, di ogni religione o di nessuna.