Non sono antisemita. Questo il messaggio che ci arriva da Sam Aly, esponente della comunità islamica di Milano e militante del Pd. “Non ho nulla di ostile contro la religione ebraica, né nulla contro i suoi fedeli” scrive il giovane musulmano.

Sam Aly, qualcuno lo ricorderà, era stato al centro di un piccolo grande caso nel corso della campagna elettorale di Milano, un caso che è stato raccontato dai giornali e ricostruito anche nel libro “Le reti dei nuovi antisemiti”, uscito otto mesi fa con il “Giornale”. In questi termini: “L’intera campagna elettorale milanese è stata un calvario, su questo fronte, per il Pd, che ha pure dovuto assecondare il passo indietro di un (aspirante) candidato in zona 4, Sam Aly, quando lo si è visto comparire perfettamente a suo agio in alcune foto con l’imam Tareq Suwaidan, noto per le posizioni integraliste e antisemite che gli erano valse, da parte del Viminale, il divieto di entrare in Italia. Ora Sam Aly è fra i promotori della Costituente islamica insieme a Davide Piccardo, che ha immancabilmente difeso l’imam sgradito al Viminale, escludendo che avesse mai preso posizioni estremiste o violente”.

Come è comprensibile, il tema antisemitismo è tornato di grandissima attualità, soprattutto dopo le manifestazioni “Per la Palestina” convocate dalle associazioni di palestinesi in Italia e animate dai centri islamici. Cortei nel corso dei quali, a dicembre, a Milano, sono risuonate parole d’odio contro Israele, fino all’incredibile episodio del grido di guerra contro gli ebrei in piazza Cavour.

E, a proposito di antisemitismo e della citazione che il libro del Giornale riserva al suo caso, Sam Aly ci scrive (e pubblica anche un post su facebook): “Con rammarico – si legge – ho saputo di essere stato citato nel vostro libro “Le reti dei nuovi antisemiti”. Mi piacerebbe informarvi sul mio vero pensiero oltre a dissociarmi dalle accuse di antisemitismo. La mia religione “l’Islam” m’insegna il rispetto di tutte le religioni compresa la religione ebraica, m’insegna anche il significato della liberà di culto, che tradotto significa non poter odiare o perseguitare nessuno per la sua religione. Quindi le assicuro che non ho nulla di ostile contro la religione ebraica, né nulla contro i suoi fedeli. A proposito della foto con l’intellettuale kuwaitiano Tareq Suwaidan. La foto è stata ritratta nel 2014 a Milano. Durante un evento pubblico al quale hanno partecipato oltre un migliaio di persone. Essendo un evento a carattere pubblico le forze dell’ordine e le istituzioni erano al corrente della sua visita in quanto entrato sul territorio italiano con regolare visto. Per tanto io, come tantissime altre persone, ho fatto una foto semplice con l’ospite di questo evento. Il fatto che io abbia reso pubblica la foto rende evidenti le mie buone intenzioni e che io, grazie a Dio, non ho nulla da nascondere. Ciò nonostante mi riservo il diritto di criticare l’occupazione dei territori palestinesi da parte dell’esercito israeliano, critiche mosse anche da persone del calibro di Jimmy Carter e Nelson Mandela. Qualora voi doveste nuovamente affrontare quest’argomento, vi chiedo di riportare il mio pensiero che ho espresso in questa mia lettera, e di evitare nel modo più assoluto di associarmi all’antisemitismo, e qualora servissero degli approfondimenti, io mi rendo disponibile per darvi ogni chiarimento, ma rifiuto categoricamente l’accostamento della mia persona alla figura dell’antisemita. Giacché questo per me è fonte di grave danno, sia dal punto di vista morale, perché non è questo il mio pensiero, sia dal punto di vista sociale della mia reputazione pubblica”.

Ne prendiamo atto senza problemi e senza chiose.