Il Pd condanna gli slogan antisemiti ma non quelli anti-israeliani. E non vuole sentir parlare di moschee abusive da sgomberare. Le contraddizioni della sinistra, ormai, vengono fuori ogni volta che a Milano si affronta il  tema dell’islam politico. E’ successo anche in zona 9, dove una mozione di condanna degli episodi di antisemitismo del 9 dicembre è stata votata con i soli voti della maggioranza di centrodestra. “Il Pd del Municipio 9 – ha spiegato l’assessore municipale Deborah Giovanati (Noi con l’Italia) – sosteneva che le frasi antisemite fossero da condannare (senza mai dire l’origine di queste frasi), ma che non avremmo potuto condannare anche i proclami contro Israele risuonati nella medesima manifestazione e che, inoltre, non avremmo dovuto inserire anche la richiesta all’amministrazione comunale di prodigarsi per la chiusura immediata delle moschee abusive”. 

Era stato il capogruppo della Lega, Alberto Belli, a presentare  all’ordine del giorno dell’ultimo Consiglio municipale una mozione di condanna dei cori antisemiti scanditi nel corso della manifestazione organizzata dall’Associazione dei palestinesi in Italia e animata dagli esponenti dei centri islamici milanesi. E il gruppo “Noi con l’Italia”, col capogruppo Roberto De Lorenzo e l’assessore Giovanati, ha presentato un emendamento, per meglio precisare il tenore degli slogan antisemiti di matrice islamista, chiedendo anche un’unità specializzata nell’antiterrorismo.

Ecco il testo della mozione emendata: “Premesso che il giorno 9 dicembre 2017 è stata organizzata una manifestazione da parte dell’Associazione dei palestinesi in Italia con il coordinamento Lombardo Palestina, considerato che durante la manifestazione si sono tenuti dei comportamenti intolleranti terminati con cori e slogan antisemiti come riportato nelle notizie ansa “La folla gridava ‘Allah Akbar’, ‘Palestina libera’ e urlava cori contro Israele e Trump”,  e “quel grido a Milano: Ebrei tremate” Khaybar, ebrei, l’armata di Maometto Ritornerà”, chiaro riferimento ad atti di guerra. Considerato che come ha riportato il giornalista Giulio Meotti: «Khaybar è il nome dell’oasi dell’Hegiaz abitata da ebrei che Maometto conquistò nel 628. Il luogo ha assunto un significato leggendario e mitico nella prospettiva islamista di una sottomissione finale e violenta degli ebrei. Maometto, a capo di un esercito di milleseicento uomini, scandendo la parola d’ordine “Fino alla vittoria! Uccidi! Uccidi! Uccidi!”, aggredì gli ebrei insediati nell’oasi di Khaybar, a nord di Medina, completando l’opera di “pulizia etnica” degli ebrei» (Quel grido a Milano: “Ebrei tremate”, 29 dicembre 2017). Robert S. Wistrich, massimo studioso di antisemitismo al mondo, ha spiegato nel suo capolavoro A lethal obsession: «Ci sono video di Hamas in cui “martiri” contemporanei proclamano che la “chiamata del jihad, la chiamata di Allah Akbar, il tempo di Khaybar è giunto!”. Le canzoni evocano entusiasticamente il massacro degli ebrei (“i figli di Khaibar”) come una specie di atto sacrificale». Verificato che le comunità e gli organizzatori della manifestazione non hanno espresso parole di condanna, né risulta alcuna denuncia nei confronti dei responsabili delle frasi ingiuriose: il MUNICIPIO 9 condanna i comportamenti tenutasi durante la manifestazione e  il Consiglio impegna la Giunta del Municipio 9 ad interrompere ogni rapporto con associazioni, enti o singoli che abbiano contravvenuto alle leggi nazionali, alle norme e alle delibere locali chiede immediatamente al Sindaco di Milano lo sgombero e la chiusura di tutte le moschee abusive sul territorio Comunale in ottemperanza a quanto disposto dalla legge regionale 2 del 2015. Invita altresì il sindaco, la giunta e gli assessori competenti del Comune di Milano a formare un’unità specializzata, sull’esperienza dell’Information House di Amsterdam, composta da esperti, psicologi, mediatori culturali e agenti di polizia con un background nell’antiterrorismo. Detta unità dovrà svolgere la funzione di osservatorio delle autorità locali a supporto di operatori/assistenti sociali nei quartieri popolari, educatori in contesti formativi e quanti trattano coloro che provengono da teatri di guerra, o stranieri presenti nelle carceri milanesi, per identificare casi di radicalizzazione islamica e intervenire per contrastare quelle basi ideologiche “d’importazione” che portano a rimanere alieni dal nostro tessuto socio-culturale, quando non ad abbracciare il jihadismo”.

Come detto, il Pd ha deciso di non votare il documento, astenendosi. Secondo il capogruppo Pd Stefano Indovino, area cattolica, già candidato alla presidenza del municipio, il suo gruppo intendeva “dividere una mozione di giusta condanna da una presa di posizione antislamista”. Difficile valutare se l’esponente del Pd, su facebook, intendesse dire effettivamente antislamista. Più probabilmente intendeva anti-islamica. Indovino ha chiesto “cosa centri questo (le moschee irregolari, ndr) con le frasi antisemite”. “Me lo dovresti spiegare” ha detto a Giovanati, probabilmente ignorando che le manifestazioni del 9 e 16 dicembre erano state animate dai centri islamici milanesi, rappresentati in piazza da alcuni dei loro massimi dirigenti. Comunque, il candidato presidente del Pd ha rivendicato che “le moschee irregolari devono chiudere”, “non faccio fatica a dirlo”, ma ha anche aggiunto “che queste chiusure avvengano di pari passo ad un accompagnamento delle istituzioni per garantire luoghi di culto dignitosi a tutti”.

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