Boicottare i boicottatori di Israele. Un gesto semplice, ma eloquente, in un clima di crescente preoccupazione per gli effetti del Bds, la discussa campagna che contesta lo Stato di Israele promuovendo l’adozione di “misure punitive” in grado di danneggiare la sua economia.  Il boicottaggio può far male simbolicamente. Lo si è visto pochi giorni fa, quando si è saputo che una nota organizzazione che affitta in tutto il mondo camere e case ai turisti ha tagliato fuori circa 200 appartamenti che appartengono a cittadini di Israele in Giudea e Samaria. E’ innegabilmente un punto a favore del Bds, anche se ovviamente la scelta appara dettata dal solito doppio standard (Non si è mai visto – ha scritto Fiamma Nirenstein – che questa organizzazione “si sia data pena di fare giustizia nel mondo, e abbia quindi messo fuori dalle sue liste gli appartamenti dei turchi a Cipro, o quelli dei marocchini in Sahara, o dei cinesi in Tibet, o dei Russi in Crimea”).

Boicottare uno Stato, non criticare legittimamente i governi ma boicottare uno Stato: è una scelta grave, che in effetti non ha eguali nel mondo. E i boicottatori – che dipingono Israele come un regime di apartheid o peggio – sono obiettivamente alleati di chi contesta alla radice l’esistenza stessa dello Stato ebraico (e sono molti a farlo, per svariate ragioni, non ultimo l’antisemitismo che a volte si cela dietro l’antisionismo).

A Milano però, qualche segnale di stanchezza della campagna di boicottaggio si avverte. Per esempio le dichiarazioni di Sumaya Abdel Qader, consigliera comunale eletta col Pd, ex dirigente dei centri islamici milanesi, artefice in passato di alcune discusse dichiarazioni su Israele e l’antisionismo. Nell’intervista rilasciata al Giornale, appena uscita, Abdel Qader boccia il boicottaggio, che a Milano è tornata d’attualità dopo il sit-in di domenica scorsa in piazza San Babila, in cui i promotori hanno fatto appello a un boicottaggio totale: non solo economico, ma anche culturale, di Israele, ripetutamente – e assurdamente – definito “Stato terrorista”.

“Per quanto riguarda il boicottaggio – ha detto Sumaya Abdel Qader – credo che nella costruzione di un futuro di pace paghino di più cultura e dialogo, è un processo lungo e complesso”.

Un interessante esempio di boicottaggio del boicottaggio l’ha messo in atto anche il presidente del Municipio 4 Paolo Bassi, che promuove interessanti iniziative, come una rassegna su cristianesimo, ebraismo e islam in collaborazione con gli Amici di Israele. L’ultimo appuntamento della rassegna è stato mercoledì, protagonisti l’antropologa italo-somala Maryan Ismail, presidente del Forum Musulmani laici e Davide Riccardo Romano, già assessore alla cultura della Comunità ebraica di Milano”.

Bassi, che ha introdotto la serata, l’ha presentata così: “A pochi giorni dalla manifestazione di piazza San Babila che ha visto per l’ennesima volta slogan d’odio contro Israele – osserva Bassi – ospitiamo con piacere un convegno per fare il punto della situazione sui problemi aperti circa i rapporti fra le città europee e le comunità islamiche. Anche il nostro territorio – ricorda il Presidente – vive sulla propria pelle queste criticità, a partire dalla problematica presenza di moschee abusive”. “La serata di mercoledì – ha aggiunto, citando un articolo del Giornale – sarà anche una risposta del nostro Municipio all’appello al boicottaggio di ‘ogni iniziativa, sportiva, culturale, scientifica e ogni prodotto che arrivi da Israele’ lanciata nel corso del presidio della settimana scorsa in San Babila”. “La serata – ha detto – terminerà infatti con un piccolo rinfresco a base di prodotti tipici del Paese della Stella di David per ribadire l’amicizia che ci lega a quella terra e al suo popolo”.

maryan

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