Un giovane italo-tunisino con la Brigata ebraica. Accade anche questo, per fortuna, nel 25 aprile di Milano. Mentre da un lato i soliti quattro gatti proseguono lo stanco rituale delle contestazioni, dall’altro lato è sempre più nutrita la partecipazione dietro allo striscione che rievoca il contributo dato alla Liberazione della formazione sionista.

Ieri, oltre alla Comunità ebraica, agli Amici di Israele e alla Associazione milanese Pro Israele rappresentata da Alessandro Litta Modignani, con la Brigata c’erano tanti cittadini comuni. E diversi politici: un leader nazionale come Benedetto Della Vedova, di Più Europa, eletti in parlamento come Andrea Orsini, o in Comune come Matteo Forte (capogruppo di Milano popolare) e Pietro Tatarella, consigliere comunale azzurro oggi candidato alle Europee. O nei Municipi, come Giampaolo Berni Ferretti di Fi. Ma in piazza c’era anche un altro candidato forzista, Amir Atrous appunto.

In corso Venezia due giovani si sono avvicinati al troncone della Brigata con un intento che è parso provocatorio. Eppure la partecipazione con la Brigata va molto oltre il mondo ebraico, non è certo esclusiva degli esponenti della Comunità milanese. Lo ha capito benissimo – e da una decina di anni sostiene meravigliosamente lo striscione con la stella di David – Maryan Ismail, ex esponente del Pd (e oggi di “Piattaforma per Milano”), antropologa italo-somala, socialista ma soprattutto musulmana. Sostenendo le insegne della Brigata sionista, Maryan manda un messaggio preciso, consapevole e coraggioso. La sua battaglia per un islam che non sia anti-Israele è la stessa che da anni combatte per un islam diverso, liberale e democratico. In definitiva è anche una battaglia per la libertà dei palestinesi e delle palestinesi, il cui vero nemico non è Israele e sono semmai coloro che li tengono in una condizione che li priva dei più elementari diritti politici e civili, oltre che del benessere che avrebbero potuto ottenere investendo in modo costruttivo l’enorme massa di denaro che si è riversata sui territori ed è stata per lo più depredata o utilizzata per attività o azioni distruttive.

Ovviamente non tutti, nel mondo islamico, apprezzano questa presenza, questo messaggio, questa battaglia di Maryan. Anzi, per tutto ciò è stata anche additata e insultata. Ma ora Maryan Ismail appare un po’ meno sola. E con lei i musulmani liberi e coraggiosi. Amir Atrous, 27 anni, laureato in management e ora specializzando in relazioni internazionali, cittadino italiano di origini tunisine, è un musulmano. E alla fine del corteo, in piazza Duomo, spiega il senso della sua partecipazione, che inquadra proprio come un segnale del genere: “Il Mediterraneo – dice – deve essere un mare che unisce le civiltà e non un luogo di scontri. Io sono per un mondo liberale, in cui ognuno sia libero di professare la propria fede e ci sia rispetto reciproco delle idee. Oggi – prosegue Amir – c’è un clima di scontro e la mia partecipazione vuole sensibilizzare le persone a dialogare. Questo il mio auspicio, anche per queste comunità da anni contrastate da guerre, spero che un giorno possano sedersi al tavolo a dialogare per avere una pace in una terra in cui manda da decenni”.

amir

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