Cosa sta succedendo in Tunisia? Chi sono i due contendenti principali alle elezioni presidenziali? Gli islamisti hanno perso davvero? Non sono domande facili a cui rispondere in Italia. Ma  a Tuinisi, Mounir Baatour ha le idee molto chiare. Non sembra preoccupato per la sconfitta della vecchia classe dirigente che ha retto il Paese negli ultimi anni, anzi è soddisfatto per la pesante regressione elettorale del partito islamico Ennahda, che con il numero due Abdelfattah Mourou, presidente uscente del Parlamento, si è fermato ad appena il 13%. Però considera pericolosa la figura di Kaid Saied, il giurista indipendente che ha ottenuto il 18,4 per cento dei voti. E sostiene Nabil Karoui, l’imprenditore televisivo che è arrivato secondo al primo turno e attualmente si trova sottoposto a una misura detentiva con l’accusa di frode fiscale e riciclaggio di denaro, un’accusa che deriva dalla denuncia di un’associazione non governativa.

baatour

Baatour è il leader del Partito liberale tunisino. E’ un avvocato laico di 48 anni, considera i partiti islamisti “un incubatore di estremismo”, vuole normalizzare le relazioni con Israele e propone riforme che tutelino i diritti dei non musulmani, delle donne e dei gay, in un Paese in cui l’omosessualità è ancora reato. Ha fatto molto parlare di sé con la sua candidatura, che è stata rigettata per ragioni formali. Baatour ha esposto le sue idee anche in Italia, dieci mesi fa, al congresso dell’associazione radicale “Certi diritti” e poi nella sinagoga Beth Shlomo di corso Lodi.

Avvocato, cosa pensa dei risultati elettorali delle presidenziali? Sono un’onda antipolitica?

“Penso che i risultati riflettano un rifiuto della tradizionale classe politica tunisina e un desiderio di cambiamento radicale”.

Come definirebbe, politicamente, Saied?

“Kais Sied non è un politico, è un conservatore vicino ai salafiti, con idee conformiste e antidemocratiche ostili ai diritti umani nella loro concezione universale, omofobo e misogino”.

Come commenta la sua esclusione dalla corsa elettorale delle presidenziali?

“Il rifiuto della mia candidatura è stato deciso ufficialmente per motivi procedurali, ho fatto appello al tribunale che ha confermato il rifiuto e io rispetto la decisione della giustizia”.

Lei si sente sollevato dal risultato deludente di Ennahda? Pensa che possa recuperare nel voto politico?

“Ennahdha rimane un partito importante nel quadro politico, anche se ha perso molti voti, la sua regressione è dovuta alla cattiva gestione del potere e alle sue promesse non mantenute. Spero che regredisca ancora di più nelle elezioni legislative. Io prevedo che Ennahdha non avrà più di 30 deputati, il che è meno della metà del numero dei deputati alle elezioni del 2014. Ed è una fortuna per la Tunisia”.

 Perché lei sostiene Karoui? Pensa che dovrebbe essere liberato ora?

“Sostengo Nabil Karoui perché è un modernizzatore progressista, un liberale e non credo alle accuse contro di lui. È un uomo d’affari in grado di gestire lo stato come impresa redditizia. Chiedo la sua liberazione dal carcere per il rispetto della democrazia, il principio delle pari opportunità e il suo diritto di fare liberamente la propria compagna, altrimenti le regole della democrazia non saranno rispettate”.

 La democrazia tunisina reggerà?

“Credo che ci sia in Tunisia un equilibrio di poteri che impedirà il ritorno della dittatura, la democrazia tunisina è fragile, ma reggerà”.


 

 

 

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