Dentro il nuovo “board” di Facebook c’è qualcuno legato ai Fratelli Musulmani. Il caso è stato sollevato da più parti, anche interne al mondo islamico, e potrebbe imbarazzare non poco il social-network di Mark Zuckerberg, che ha voluto dotarsi di una commissione proprio per risolvere il problema delle contestazioni sui contenuti.

Annunciato a settembre, l’”Oversight board” è partito pochi giorni fa e dovrà giudicare – in modo inappellabile – sulle controversie interne al più noto «social» del mondo. Questione delicatissima, basti pensare al problema delle fake news o dei discorsi d’odio.

I “giudici” sono stati individuati con una sorta di cooptazione tesa a salvaguardarne l’indipendenza, ma fra i primi nomi ce n’è uno che sta facendo parlare di sé: la yemenita Tawakkol Karman. La sua scelta non è piaciuta all’imam di Parigi-Drancy, Hassen Chalghoumi, amico degli ebrei e di Israele e strenuo avversario dell’integralismo religioso, tanto da vivere da dieci anni sotto scorta nel suo sobborgo parigino. Il caso Karman, però, è stato sollevato anche dal “Jerusalem Post”, che le ha dedicato un lungo articolo intitolato “Facebook content oversight member reportedly linked to Muslim Brotherhood”.

I primi venti componenti (su 40) del “board” sono tutte figure prestigiose, da Michael McConnell, ex giudice federale americano e professore a Stanford a Helle Torning Schmidt, ex premier della Danimarca. La loro estrazione è molto varia per lingua e cultura. Tawakkol Karman viene presentata come “giornalista, attivista per i diritti umani” e descritta – fra l’altro – come esperta di estremismo, terrorismo, diritti delle donne e riforme religiose. Nel suo ritratto si ricorda che “Foreign Policy” l’ha inserita tra i 100 pensatori globali più popolari, la Cnn l’ha indicata come una delle donne più potenti del mondo arabo e la rivista “Time” l’ha definita “un faro per la Primavera araba”.

Ma le «Primavere», come si sa, sono state un fenomeno controverso. In ogni caso, Chalghoumi ha subito manifestato i suoi dubbi su Karman. In francese l’ha definita “proislamiste”, aggiungendo: “Evidentemente la sua appartenenza al movimento dei Fratelli Musulmani e la sua propaganda pro turca e pro Morsi non sembra scioccare i leader di Facebook”.

Il “Jerusalem Post” invece, nel suo lungo articolo spiega che Karman ha «rilasciato dichiarazioni pubbliche a sostegno della Fratellanza». Inoltre il giornale israeliano cita un’intervista alla BBC araba (ripresa da un rapporto Membri) in cui Karman descrive in termini lusinghieri la «lotta» dei Fratelli in Egitto. Inoltre l’articolo rivela che in occasione del Nobel, la Fratellanza sul suo sito ufficiale si era congratulata con lei riconoscendola come membro di un suo ramo. Il partito in questione è Al-Islah e le circostanze (il fatto che sia la branca yemenita dei Fratelli Musulmani e che la premio Nobel ne faccia parte) sono riconosciute e citate anche da Wikipedia, dove si indica il padre Abd al-Salam Khalid Karman come “leader dei Fratelli Musulmani”, oltre che come ex ministro.

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