Le citazioni che ha fatto Salvini ieri a Milano sono pesanti: Churchill, Giovanni Paolo II, Oriana Fallaci, Maggie Thatcher e Benedetto XVI. Citazioni che in Italia non sentivamo da troppo tempo, affogati come eravamo nella retorica buonista. Sono citazioni che vengono dall’Europa profonda, quella di Churchill che combattè da solo contro il mostro nazista, quella di Giovanni Paolo II che contribuì a buttare giu il regime comunista sovietico ed a restituire la libertà alle nazioni dell’Europa dell’Est, quella di Maggie Thatcher, precursore della Brexit e dell’orgoglio del popolo inglese, quella di Oriana Fallaci, che capì per prima quali erano i pericoli dell’Islam politico e quella di Benedetto XVI, l’uomo del discorso di Ratisbona sull’incompatibilità tra occidente e Islam.

Gli intellettualoni dicono che questa è l’Europa oscurantista, una melma che viene fuori dalle fogne della storia pronta a portare nuovi conflitti. E invece, come al solito, vi sbagliate: forse Salvini non sarà un fine intellettuale da salotto, ma sta sicuramente risvegliano quell’Europa profonda dei nostri padri e dei nostri nonni, quell’Europa che sembrava scomparsa sotto i grattacieli scintillanti della City e della finanza. Quell’Europa laboriosa, patriottica, attaccata alle proprie radici, che riscopre il proprio passato. Quell’Europa dei gesti semplici, che non vuole arrendersi ai profeti del declino demografico, economico e sociale. Quell’Europa che ancora vede un futuro, forse più difficile, pieno di ostacoli, ma pur sempre un futuro. Quell’Europa, o meglio dire quei popoli Europei, che riprendono in mano il proprio destino contro ogni previsione, contro ogni catastrofismo e contro quelli che “l’immigrazione è un processo irreversibile”. Contro quelli che vorrebbero importare i popoli africani solo perchè sono manodopera a basso costo.

Insomma, il senso lo avete capito.

 

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