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Il dibattito sull’esistenza o meno di una cultura di destra è un’annosa questione che va avanti da decenni, illustri pensatori e storici hanno dedicato studi e articoli sull’argomento senza mai giungere a una conclusione definitiva poiché, probabilmente, una risposta al quesito “esiste una cultura di destra?” – o meglio “esiste un’unica cultura di destra?” – non è possibile.

La lettura del testo Perché non esiste una cultura di destra? di Adriano Romualdi deve essere un punto di partenza imprescindibile per chiunque voglia cimentarsi in tale complessa domanda.

Ancor prima di capire se esiste o meno una cultura di destra è necessario definire il concetto di destra, questione ancor più difficile e a tutt’oggi irrisolta.

Perché non esiste una definizione univoca di destra essendo essa formata da varie anime, correnti di pensiero, modalità di intendere e concepire la vita.

Provando a schematizzare e sintetizzare il concetto di destra si rischierebbe di essere incompleti, di realizzare una divisione parziale e inesatta. In linea generale, prendendo spunto dall’appendice all’Intervista sulla destra di Giuseppe Prezzolini realizzata da Claudio Quarantotto, possiamo considerare una destra conservatrice; elitista; nazionalista; reazionaria; rivoluzionaria; storica; tradizionalista e, aggiungiamo, liberale e cattolica.

Tracciare confini netti e barriere tra le diverse anime della destra sarebbe un errore poiché pensatori e idee si intersecano tra loro in una commistione ricca di spunti e visioni comuni. Allo stesso modo vi sono però differenze profonde e insuperabili.

Il conservatorismo è solo una delle correnti di pensiero della destra. Attorno al concetto di conservatorismo si è sviluppata una precisa storiografia e letteratura che ne identifica i paletti.

In quest’ottica, oltre all’imprescindibile Manifesto dei conservatori di Prezzolini, può aiutare la lettura de Il pensiero conservatore. Interpretazioni, giustificazioni e critiche di Mongardini e Maniscalco e il libro di Karl Mannheim Conservatorismo. Nascita e sviluppo del pensiero conservatore.

Ci sono importanti motivazioni storiche che hanno impedito la nascita nel nostro paese di un partito conservatore e che non hanno permesso la formazione di un’omogenea cultura conservatrice. Prezzolini sintetizza al meglio il motivo per cui stenta a crearsi nel nostro paese un omogeneo pensiero conservatore:

“Lo scrittore di Destra generalmente non piace nemmeno alla Destra, perché è troppo indipendente. Vuol sempre ragionare con la propria testa e non con quella del segretario del partito. Ed è sempre pronto a criticare gli altri come a criticare se stesso. Questa indipendenza, che è una manifestazione di libertà, è un bene, naturalmente, e costituisce una forza, almeno fino a quando non si trasforma in un individualismo esasperato, in solipsismo. Allora diventa una debolezza, che favorisce il successo dell’organizzazione culturale della Sinistra, che rappresenta l’eccesso contrario”.

Nonostante ciò, nel ‘900 sono vissuti in Italia intellettuali, scrittori, giornalisti, editori, pensatori che possono essere ritenuti senza ombra di dubbio conservatori.

Partendo dalle loro opere e dal loro pensiero è necessario porre le basi per la rinascita di una forte cultura conservatrice nel nostro paese poiché, oggi più che mai, in un’epoca in cui la perdita di valori, il dominio della tecnica e la diffusione della modernità in tutti gli ambiti della società – teorizzate dai grandi conservatori del passato – occorre riscoprire “gli elementi naturali e fondamentali della società, che sono: la proprietà privata, la famiglia, la patria e anche la religione”.

In questo blog cercherò di portare avanti la visione di un giovane conservatore della società contemporanea – italiana e non solo – con un’attenzione particolare al mondo culturale, cercando di dare spazio ad autori e pensatori del passato scomodi, irregolari ma geniali nelle loro intuizioni e scritti.

@francescogiub

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