salvini meloni

Tra le principali considerazioni emerse dal risultato delle elezioni europee di domenica (oltre alla fluidità del voto, il crollo del Movimento Cinque Stelle e il conseguente sorpasso del PD), c’è il trionfo della Lega con il 34,3% che sancisce la vittoria del pensiero sovranista nello scenario politico italiano. Un risultato anche al di sopra delle aspettative del Carroccio che premia la strategia di comunicazione di Matteo Salvini, la fermezza al governo sul tema dell’immigrazione e la volontà di una politica identitaria e incentrata sull’interesse nazionale da parte degli italiani. Proprio la salvaguardia dell’interesse nazionale è al centro del sovranismo rappresentato dalle posizioni della Lega e, allo stesso modo, è interpretato da Fratelli d’Italia che, con il 6,4% dei voti, ha ottenuto un risultato in crescita rispetto al passato superando agevolmente la soglia di sbarramento. La somma dei voti di Lega e Fratelli d’Italia supera il 40% attestandosi al 40,8% (curiosamente la stessa percentuale ottenuta dal Pd di Renzi alle europee del 2014) sancendo il successo delle idee sovraniste ma, se a questo dato aggiungiamo una parte dell’elettorato del Movimento Cinque Stelle che, pur votando per i pentastellati, si riconosce nelle politiche del governo in contrasto con le decisioni della Commissione europea, la percentuale sale avvicinandosi al 50%. Un risultato, a prescindere dall’assenteismo, che dovrebbe avviare un serio dibattito sul significato e sulle posizioni che caratterizzano il sovranismo. Per una discussione politica e mediatica più matura, alla luce del consenso che gli italiani hanno attribuito alle forze politiche che si riconoscono in quest’area di pensiero, è arrivato il momento non solo di approfondire il contenuto del progetto sovranista ma anche di indagarne l’origine e le cause che hanno portato la maggioranza degli italiani (relativa e forse anche assoluta) a votare per la Lega, FdI e l’area più sovranista del Movimento Cinque Stelle. Il mondo sovranista si sta delineando in tre grandi aree: una più vicina al conservatorismo rappresentata da FdI (non a caso il partito della Meloni ha inserito nel proprio simbolo i termini “conservatori” e “sovranisti”), una con componenti più sociali rappresentata dall’area che fa capo a Di Battista nel M5S e culturalmente interpretata da pensatori come  Thomas Fazi (autore di Sovranità o barbarie. Il ritorno della questione nazionale) o Diego Fusaro, e la componente maggioritaria leghista con un’identità più fluida e meno definita. Diverse anime rappresentate anche a livello europeo dai partiti sovranisti che si presentano con più identità sintetizzano alla perfezione il carattere post ideologico che i partiti sovranisti (o di National populism per citare il titolo di un libro di Matthew Goodwin) hanno assunto in tutto il continente.

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