dannunzio

A cent’anni dall’impresa di Fiume di D’Annunzio e a più di sessant’anni dall’esodo istriano, le vicende del confine orientale sembrano ancora essere un tema che sta a cuore a una sola area politico-culturale e non un patrimonio condiviso di tutti gli italiani come dovrebbe essere. Così, le accuse rivolte all’Italia dal Primo Ministro croato Kolinda Grabar-Kitarović, hanno suscitato sdegno e contrarietà nel mondo politico e culturale conservatore ma sono state ignorate non solo dalla pressoché totalità di politici progressisti ma anche dal governo italiano. Il tweet del premier croato in cui afferma: “Fiume era e rimane una parte fiera della Patria croata e il monumento scoperto oggi a Trieste che glorifica l’irredentismo e l’occupazione, è inaccettabile” è passato sotto silenzio e il neo Ministro degli esteri Luigi Di Maio non ha proferito parola per rispondere alle accuse croate. Un silenzio assordante reso ancor più grave dalla nota inviata dal governo croato alla nostra Ambasciata a Zagabria in cui si sostiene che: “L’inaugurazione, come il ricordo dell’anniversario dell’occupazione di Rijeka in alcune altre città italiane non solo mina le relazioni amichevoli e di buon vicinato tra i due Paesi, ma è anche il riconoscimento di un’ideologia e di azioni che sono in profondo contrasto con i valori europei”.
A ciò si aggiungano alcuni episodi di ostilità verso gli italiani, come racconta Francesco Maria Del Vigo nell’articolo “Fiume e il silenzio della Farnesina” (inviato a Fiume per “Il Giornale” insieme ad Alessandro Gnocchi), tra cui il fermo di alcuni ragazzi per aver esposto il tricolore e il divieto di ingresso nello spazio aereo croato di un aereo partito da Pescara per celebrare l’impresa di D’Annunzio. Niente di tutto ciò è stato sufficiente per suscitare una benché minima reazione del nostro governo e dalla Farnesina non è arrivata una singola parola per ricordare al Premier croato che le iniziative e i monumenti che si inaugurano in Italia sono di competenza italiana e non devono certo richiedere l’approvazione dei croati.

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