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C’è gente in Italia che continua a non rendersi conto di qual è la situazione per gli imprenditori nel nostro paese in questo momento e, comoda dalla propria scrivania continua a pontificare, ad attaccare le imprese, le aziende e gli imprenditori in alcuni casi addirittura colpevolizzandoli per aver contribuito a diffondere il virus. In totale trasparenza voglio condividere l’email che abbiamo ricevuto da uno dei nostri distributori (senza dire il nome per ovvie ragioni di privacy) e spiegare qual è la reale situazione che stiamo vivendo:

“Gentile Editore, Abbiamo verificato che l’insolvenza al 31 Marzo sarà superiore al 70%. L’interruzione pressoché totale e contemporanea di ogni flusso finanziario in entrata ci impedirà purtroppo di rispettare, come sempre avvenuto in passato, le prossime scadenze.

 Ci troviamo quindi oggi nella condizione di dover posticipare di 60 giorni i pagamenti relativi alle scadenze di Aprile e di Maggio”.

Volete sapere cosa vuol dire? Significa che se il distributore a inizio mese non ci paga le fatture del venduto in libreria dei mesi precedenti, non avremo più la liquidità per pagare gli affitti, i fornitori e chi lavora per noi. Gli incassi ordinari sono infatti praticamente fermi da un mese poiché le librerie sono chiuse per decreto, i grandi store online come Amazon hanno sospeso da ormai quindici giorni ogni nuovo rifornimento perché considerano i libri prodotti non essenziali ed è impossibile uscire con novità essendo i canali di vendita bloccati. Ciò significa che non entra liquidità.

Per sopperire a questa carenza di liquidità e per onorare i nostri impegni verso fornitori, affittuari, collaboratori, contavamo di ricevere i saldi del venduto dei mesi precedenti dai distributori sperando così di poter andare avanti per qualche altra settimana nell’attesa (che temo sarà vana) di una riapertura in tempi brevi. Dal momento che ci è stato comunicato che i pagamenti verranno posticipati di sessanta giorni, a breve a nostra volta ci troveremo costretti a ritardare i pagamenti. Cercheremo di onorare i nostri doveri utilizzando anche soldi personali se necessario perché, ciò che tante persone non capiscono, è che per un piccolo e medio imprenditore molto spesso la sua azienda rappresenta una ragione di vita. Ma se non si troverà a breve una soluzione, non saremo più in grado di erogare nessun pagamento e questo comporterà che altre aziende e persone rimarranno a loro volta senza liquidità dando vita a un drammatico circolo vizioso che già stiamo vivendo.

In tutto ciò qual è l’’aiuto dello Stato? Per autonomi, partite iva, ditte individuali 600 euro con cui non ci copriamo nemmeno i costi delle utenze mensili (che arriveranno chissà quando) e un credito fiscale del 60% sul pagamento dell’affitto. Per chi fosse poco pratico di economia, non vuol dire che lo Stato ci dà il 60% dell’importo dell’affitto ma, semplificando, che lo scala dalle tasse che dovremmo pagare. Ma se le aziende e i commercianti non hanno i soldi per pagare l’affitto del mese, cosa se ne fanno del credito fiscale?

Ho raccontato quello che sta succedendo in editoria, purtroppo lo stesso vale in tanti altri settori e, se non si trova quanto prima una soluzione per fronteggiare l’emergenza economica e sociale che sta crescendo giorno dopo giorno, per l’Italia rischia di esserci un punto di non ritorno.

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