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L’ennesima dimostrazione di scarsa organizzazione del governo, è la questione delle mascherine a 0,50 centesimi. Oggi il Commissario straordinario Arcuri ha dichiarato: “su mascherine sentenze da liberisti da divano, il mercato su questi beni non deve esistere”.
Durante una pandemia che si trasmette per vie aree, le mascherine rappresentano un bene di prima necessità per i cittadini ed è quindi giusto che siano fornite a un prezzo simbolico ma, nella misura annunciata da Conte e ripresa da Arcuri, ci sono alcuni problemi enormi.
Una concezione statalista dell’economia applicata ai dispositivi di protezione individuale può essere giusta ma, se si vuole intraprendere questa strada, è necessario farlo fin da subito predisponendo una produzione massiccia da parte dello Stato, anche attraverso la riconversione delle fabbriche. Nel momento in cui non lo si fa, soprattutto nei giorni più gravi dell’emergenza sanitaria, tornare indietro diventa molto complicato e soprattutto non può avvenire attraverso un annuncio in conferenza stampa decidendo il prezzo imposto dallo Stato che interviene in un regime di libero mercato senza predisporre in precedenza un piano. La conseguenza è stato creare ulteriore confusione; i farmacisti che solo pochi giorni fa avevano acquistato le mascherine a un prezzo più alto di quello imposto per la vendita dal governo (0,90 contro 0,50), onde evitare una perdita di migliaia di euro, hanno sospeso le vendite. Così, i cittadini che si sono recati in farmacia per acquistare nuove mascherine, si sono sentiti rispondere di chiedere al governo o alla protezione civile rimanendone perciò sprovvisti. Si è poi diffusa la percezione che tutti i farmacisti, che durante l’intera emergenza sanitaria sono sempre rimasti aperti anche con rischi per la loro salute, siano degli speculatori che fino ad oggi hanno venduto le mascherine a prezzi esorbitanti. In realtà, nella maggioranza dei casi, la carenza dei Dpi determinava l’aumento dei prezzi a causa delle mancate forniture da parte dei produttori.
L’annuncio del prezzo fisso a 0,50 cent ha provocato anche la rivolta delle imprese; molte realtà, specialmente le più piccole, non sono in grado di fornire le mascherine a un prezzo competitivo e saranno perciò costrette a sospendere la produzione. Dal commissario Arcuri e dal governo si attendono risposte concrete, non annunci teorici che non tengono conto delle realtà del paese e che generano ulteriore caos.
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