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L’intellighenzia italiana ha una lunga tradizione con la firma degli appelli, il caso più tristemente noto è la sottoscrizione contro il commissario Calabresi pubblicata su “L’Espresso” nel 1971, ma anche in anni più recenti intellettuali, scrittori, giornalisti, editori, si sono fatti promotori di raccolte firme sui temi più disparati.

La più scandalosa è senza dubbio l'”Appello per la liberazione dello scrittore Cesare Battisti” promossa nel 2004 dal sito Carmilla. Già nel titolo dell’appello si nasconde un grande inganno, Battisti viene presentato come uno scrittore e non come un terrorista. D’altro canto leggendo il testo dell’appello si parla di “un uomo onesto, arguto, profondo, anticonformista nel rimettere in gioco fino in fondo se stesso e la storia che ha vissuto. In una parola, un intellettuale vero”.

Una vittima, un perseguitato politico costretto ad abbandonare il proprio paese trascorrendo in Francia una vita “modesta, piena di difficoltà e di sacrifici, retta da una eccezionale forza intellettuale”.

Non solo nell’appello non si legge una parola per le persone uccise da Battisti ma si afferma che “trattarlo oggi da criminale è un oltraggio non solo alla verità, ma pure a tutti coloro che, nella storia anche non recente, hanno affidato alla parola scritta la spiegazione della loro vita e il loro riscatto”.

Una visione che si accompagna a un’immancabile lettura complottistica della vicenda secondo cui “c’è chi ha interesse a che una voce come quella di Cesare Battisti venga tacitata per sempre” puntando il dito contro “le file neofasciste” e “chi oggi fa della xenofobia la propria bandiera” (per inciso è interessante constatare come passino gli anni ma gli avversari e le parole d’ordine di una certa intellighenzia rimangano sempre gli stessi). Da vittima Battisti viene presentato come un martire, quasi un eroe poiché “noi vorremmo che di scrittori capaci di affrontare di petto il passato come Cesare Battisti ce ne fossero tanti”.

Nel giro di pochi giorni l’appello è stato firmato da circa 1500 intellettuali, giornalisti, scrittori, editori che si sono schierati a favore di Battisti, tra questi figurano alcuni dei principali nomi della cultura italiana tra cui il collettivo Wu MingMassimo Carlotto, Tiziano Scarpa, Giuseppe Genna, Giorgio Agamben, il vignettista Vauro, Lello Voce, Loredana LipperiniAntonio Moresco e soprattutto un ancora sconosciuto ventiquattrenne di nome Roberto Saviano.

Se alcuni anni dopo Saviano ha ritrattato la propria adesione (seppur con una giustificazione che lascia perplessi) affermando che la sua firma è “finita lì per chissà quali strade del web e alla fine di chissà quali discussioni di quel periodo”, lo stesso non si può dire per la maggioranza dei firmatari. Se alcuni di loro, alla notizia dell’arresto di Battisti hanno preferito non ritirare fuori l’appello, forse per pudore o per un ripensamento anche se non esplicitato, altre voci del mondo culturale italiano continuano a sostenere una posizione ambigua – se non di sostegno – a Battisti.

Christian Raimo, tra i firmatari dell’appello nel 2004, sebbene nel 2017 con un tweet avesse affermato “oggi non credo lo rifarei”, ieri ha scritto sul suo profilo Facebook uno status in cui afferma di aver “lavorato insieme a parenti di quelle che sarebbero le vittime di Cesare Battisti” con un condizionale di troppo aggiungendo che a suo giudizio “l’ergastolo [e la prigione] andrebbe abolito”.

Decisamente più grave la posizione del giornalista Luca Pisapia secondo cui “Cesare Battisti non è colpevole ma tre volte vittima”, uno status condiviso anche da Alberto Ibba della casa editrice NN – non nuovo alla pubblicazione di status capovolti a voler ricordare Piazzale Loreto – con l’esplicita didascalia “non ho altro da aggiungere…”.

Anche Piero Sansonetti  ha preso le difese di Battisti affermando “tutti fratelli intorno alla forca ma non ci sono le prove” mentre Vauro ha scritto: “rivendico la mia firma sull’appello per Battisti”.

La cultura italiana con l’arresto di Battisti ha un’occasione straordinaria: riscoprire l’onestà intellettuale che troppo spesso manca nel mondo editoriale nostrano superando gli steccati ideologici che impediscono un approccio all’attualità e alla letteratura oggettivo e privo di paraocchi.

Francesco Giubilei

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