Valgono parecchi milioni i beni che l’Italia sta sequestrando agli oligarchi russi per dar seguito alle ritorsioni internazionali contro la guerra in Ucraina seguendo così i passi di altri paesi europei. Il Prof. Avv. Andrea Moja, avvocato a Milano, esperto in diritto internazionale, il cui Studio ha seguito il Trust che deteneva il possesso di Villa Altachiara di Portofino, immobile successivamente acquistato tramite asta giudiziaria dall’oligarca russo Eduard Khudaynatov, spiega e fa chiarezza sulla reale posizione giuridica della villa in relazione ai sequestri dei beni agli oligarchi russi in Italia. L’avv. Moja è Professore di International Business Law presso Università LIUC di Castellanza e Professore di Diritto Europeo e Trust presso Università di Brescia. Lavora inoltre con istituzioni nazionali e di paesi esteri.

 

Facciamo un passo indietro. L’oligarca russo Eduard Khudaynatov nel 2015, anno in cui era il Presidente di Rosneft (la maggiore compagnia russa di olio e gas), ha acquistato per 25 milioni di euro Villa Altachiara. La villa da anni è al centro di importanti lavori di ristrutturazione. Come mai dopo ben 7 anni i lavori non sono ancora terminati?

Ovviamente possono essere fatte solo speculazioni sul perché i lavori di ristrutturazione stiano durando così a lungo. Successivamente all’esplosione del conflitto bellico in Ucraina i lavori attualmente in essere sono stati oggetto di aspro dibattito in consiglio Regionale Ligure, dove sono stati definiti come “incompatibili con la delicatezza del sito” poiché, come sostengono diverse forze politiche, potrebbero causare movimenti franosi o intercettare sorgenti o falde, causando una possibile compromissione del paesaggio.

 

Sui giornali si è parlato di sequestri, confische, congelamenti di Villa Altachiara. Facciamo un po’ di chiarezza: qual è la vera azione giuridica messa in atto in questo caso?

Primariamente va sottolineato che Eduard Khudaynatov non è nella black list dei soggetti sottoposti a sanzioni. Allo stato attuale nessuno dei beni di Khudaynatov (escluso lo yatch “Scheherazade” congelato perché si pensa sia nella diretta disponibilità del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin) e dei suoi conti correnti è congelato, quindi neppure Villa Altachiara. Dal punto di vista prettamente giuridico la sanzione non ha nulla a che vedere con un sequestro o una confisca. La proprietà del bene sanzionato infatti non è messa in discussione, ma è, appunto, congelata.

 

Anche una villa in fase di ristrutturazione è considerata un bene da “congelare”?

Sì, anche una villa in fase di ristrutturazione, soprattutto se di tale interesse architettonico-paesaggistico e di grande valore economico, potrebbe pacificamente rientrare negli asset soggetti al congelamento.

 

Questi sequestri/congelamenti, in generale, sono provvedimenti legittimi? Se un oligarca toccato dalle sanzioni volesse impugnare il provvedimento, avrebbe possibilità di vederlo annullato?

Il congelamento di tutti i fondi e delle risorse è un provvedimento assolutamente legittimo, poiché trova la sua fonte normativa nel Regolamento UE n. 269/2014.
Anche la normativa interna stabilisce che su proposta del Comitato di sicurezza finanziaria, al Ministro dell’economia e delle finanze sia possibile emettere, da parte del Ministro dell’economia stesso, un decreto di congelamento di una o più risorse economiche detenute, anche per interposta persona, da persona fisica che pone in essere condotte che minacciano la pace e la sicurezza internazionale. Infatti tutti i soggetti russi e bielorussi inseriti dall’Unione Europea nella cosiddetta Black List, sono considerati come soggetti che minacciano la pace e la sicurezza internazionale.  Il decreto del Ministero dell’Economia che dispone il congelamento dei beni può essere impugnato davanti al Tribunale di Roma, in via esclusiva, mentre fino al 2017  risultava competente il Tar del Lazio. A livello sovranazionale, invece, il singolo provvedimento del Consiglio che ha disposto le sanzioni individuali o l’inserimento di un particolare soggetto all’interno della black list europea, può essere oggetto di impugnazione davanti al Tribunale dell’Unione Europea per eventuali profili di incompatibilità delle misure sanzionatorie con i principi inderogabili dell’ordinamento comunitario. Le possibilità di successo di una eventuale impugnativa sono da valutare caso per caso.

Nella foto: Avv. Andrea Moja

Una villa del calibro di Villa Altachiara, tra l’altro, è una vera e propria azienda: se è sequestrata chi gestisce le spese della villa? Chi paga le spese? Chi ne ha la responsabilità e custodia dopo il sequestro?

La custodia dei beni e delle somme congelate è di competenza dell’Agenzia del Demanio. Quest’ultima può, tuttavia, affidare la gestione dei beni e degli asset a soggetti terzi, previa gara d’appalto. Il Decreto legislativo 109/2007 stabilisce espressamente che le spese di gestione relative ai beni congelati sono sostenute dall’Agenzia del Demanio, che deve utilizzare prioritariamente, se presenti, le somme congelate al soggetto sanzionato. L’eventuale eccedenza sarà coperta dallo Stato che tuttavia poi agirà per il recupero di quanto sborsato nei confronti del soggetto, proprietario del bene congelato.

 

Dal punto di vista assicurativo cosa succede dopo un sequestro/congelamento?

Risulta difficile fornire una risposta esaustiva a questa domanda, in quanto, sovente, i beni di importante valore economico che sono soggetti a congelamento o comunque a sanzioni sono assicurati con contratti ad hoc per i quali andrà verificato, caso per caso, la formulazione letterale della polizza nonché la natura e l’origine dell’eventuale danno/sinistro che si possa presentare.

 

 

LA STORIA DI VILLA ALTACHIARA

Mariofilippo Brambilla di Carpiano, milanese di vecchia tradizione, una vita trascorsa in giro per il mondo, affezionato conoscitore di Portofino, discendente da una famiglia nobile d’epoca asburgica, tra l ‘800 e  il ‘900  industriali del tessile e della chimica, ci racconta la storia di Villa Altachiara, da quando Lord Carnarvon, decise di costruire la villa, ad oggi.

 

Partiamo dall’inizio. La fama di Portofino quando ebbe inizio?

 Il turismo a Portofino in realtà si cominciò a sviluppare intorno al 1850, gli anni del grand tour, e non grazie agli italiani che a quel tempo avevano priorità maggiori come ad esempio compiere l’Unità nazionale, bensì agli stranieri, in particolare agli inglesi, che a quell’epoca avevano una consuetudine di viaggio e di villeggiatura pionieristica. In quanto Portofino era un antico borgo di pescatori, sostanzialmente una grande foresta da sviluppare e costruire e solo certi inglesi con il loro gusto potevano avere la lungimiranza di comprendere e di capire cos’era e cosa sarebbe diventato. Dopo gli inglesi arrivarono i tedeschi (ci fu anche la visita del Kaiser Guglielmo II a bordo del panfilo imperiale SMY Hohenzollern), mentre invece nei paesini circostanti c’è sempre stata una presenza delle antiche famiglie genovesi.

 

Quindi a chi si deve il cambiamento e il lancio di Portofino nel turismo d’élite?

Forse il vero cambiamento avvenne quando un facoltosissimo Lord inglese, Henry Howard Molyneux Herbert, IV conte di Carnarvon, decise di  comprare una larga parte del monte di Portofino, conosciuta dopo come “collina degli inglesi”.

 

Lord Carnarvon era anche un egittologo, giusto?

Suo figlio George Herbert, il V conte di Carnarvon, passa alla storia in quanto mecenate ed egittologo appassionato. Alla fine dell’800 l’Egitto era un Chedivato sotto protettorato britannico, per cui lui ebbe un buon gioco nel finanziare le spedizioni più significative per quanto riguardava  la scoperta dei resti delle vestigia dell’impero dell’antico Egitto dei Faraoni. A lui si devono importanti studi sulle piramidi ma specialmente la scoperta, nella valle dei re, della tomba di Tutankhamon (proprio quest’anno ricorre il centenario dell’impresa) e di quelle di altri faraoni, rimaste inviolate nel corso della storia. Da lì nasce anche la leggenda della maledizione di Villa Altachiara.

 

Quindi Lord Carnarvon costruisce Villa Altachiara?

Si, il vecchio Lord Carnarvon compra questo vasto terreno e decide di farci costruire, nel 1874, Villa Altachiara, in stile vittoriano e coloniale. La dimora prende il nome da  Highclere Castle nell’Hampshire, la magione dei Carnarvon in Inghilterra, che di recente ha ispirato la famosa serie televisiva Downton Abbey. Si trattava di una delle maggiori famiglie dell’ aristocrazia inglese, molto vicino alla Corona. Il nipote, fu responsabile delle corse dei cavalli per la regina Elisabetta II ed uno dei più intimi amici di Sua Maestà. Durante e dopo la costruzione di Villa Altachiara avvengono le grandi scoperte in Egitto, delle Piramidi e quant’altro. Nel corso della scoperta di queste tombe reali succedeva che alcuni componenti della spedizione morissero in strane circostanze. Successivamente la scienza mise in luce il perché di questi strani decessi…

 

Cosa avvenne esattamente?

 Il fatto è che quando i portoni degli ipogei che custodivano i sarcofagi dei Faraoni venivano aperti dopo migliaia e migliaia di anni, per via di una patologica alchimia di polveri sottili dovuta a fattori ambientali e climatici, questi morivano con i polmoni bruciati. La scienza infatti dimostrò che ciò era dovuto all’infiltrazione di un batterio che si era creato per questo gioco di correnti d’aria chiuse per migliaia di anni. E di conseguenza dopo questa problematica si cominciò a parlare della maledizione di Tutankhamon. Leggenda alimentata sui giornali inglesi dell’epoca anche dalla penna esperta di Sir Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes.

 

Come si manifestarono altre maledizioni?

Arriviamo ai primi anni ’20 quando Lord George Herbert V muore anche lui in circostanze particolari, durante le fasi dell’apertura del sarcofago di Tutankhamon, a causa di una puntura di un insetto. Mentre infatti si radeva la barba, la lama graffia la puntura d’insetto, si forma una ferita che va in setticemia e che gli provoca un’infezione polmonare. Le cure dell’epoca non riescono a salvarlo. Lord Carnarvon muore al Cairo.

 

La costruzione di Villa Altachiara a che punto era?

Nel frattempo Villa Altachiara si stagliava già da anni sul celebre promontorio ligure, con il suo parco, gli uliveti, la vigna e la falesia a picco sul mare. Secondo una vecchia storia inglese, mai accertata, pare che Lord Carnarvon, durante una delle sue scoperte in Egitto, avesse trovato dei fregi, delle decorazioni che gli piacevano particolarmente per le sue collezioni e le avesse portate a Portofino per abbellire Villa Altachiara. Pare che queste decorazioni, che nella fattispecie dovevano essere delle teste di leone, fossero loro, nella leggenda, ad aver trasmesso una sorta di maledizione a questa villa. Ma si tratta certamente di una suggestiva leggenda. La versione della villa maledetta fu in realtà un’invenzione di certa stampa, a seguito della tragedia avvenuta nel gennaio del 2001 relativa alla morte di  Francesca Vacca Agusta.

 

La sua famiglia come conobbe Lord Carnarvon?

La mia famiglia conobbe gli eredi di Lord Carnarvon dopo la Seconda Guerra mondiale. Per via delle pesanti leggi di successione che vigevano e vigono nel Regno Unito, furono spinti a vendere e frazionare la proprietà e di conseguenza Villa Altachiara. Dagli anni ’50/’60 in poi, infatti, se ne andarono tutti gli inglesi da Portofino per fare posto ai nuovi compratori, che furono per lo più imprenditori e industriali italiani e star del cinema americano.

 

 Anche la sua famiglia era un habitué di Portofino?

La mia trisnonna Virginia prese casa a Portofino nel 1925. Da autentica milanese di quel tempo amava trascorrere la bella stagione sulle rive del Lago di Como, a Tavernola, dove la mia famiglia aveva una villa storica, ma nei primi anni ’20 scoprì la passione e la tradizione di passare la villeggiatura sulla riviera ligure. Tradizione che si è mantenuta sino ad oggi. A distanza di molti anni ebbi occasione di portare i bis- e tris-nipoti di Lord Carnarvon a Portofino, venuti a farmi visita nella vicina Santa Margherita, per poi passare un simpatico fine serata a “La Gritta” e portandoli nei luoghi che i loro bisnonni amavano frequentare.

 

 Quando Corrado Agusta acquistò Villa Altachiara?

 Nel 1961 la villa venne acquisita da Corrado Agusta, re degli elicotteri, proprietario di una grande industria, fondata dal padre, specializzata nella costruzione di aeroplani ed elicotteri civili e militari. Questa eccellenza italiana, che fabbricava anche motociclette, ci era invidiata da inglesi e americani. A metà anni ’70 Corrado Agusta prima vendette il 50% del gruppo all’EFIM (società finanziaria dello Stato Italiano), poi nei primi anni ’80 vendette il restante 48 % rimanendo, con il 2%, presidente onorario della società. Dopo la fusione con la britannica Westland oggi la Agusta-Westland è un fiore all’occhiello della Leonardo Spa, il colosso italiano dell’Industria della Difesa e dell’aerospazio.

 

 Agusta frequentava anche Bettino Craxi…

 Villa Altachiara aveva un eliporto che veniva spesso usato da Craxi che allora, anni ’80, era il  Primo Ministro italiano. Mi pare che tempo dopo, circa il suo utilizzo, ci furono delle questioni seguite ad un errore di manovra  compiuto dal pilota di un altro Primo Ministro in visita. Attualmente quello dell’Altachiara (che non è dentro il Parco di Portofino), è l’unico eliporto della località  autorizzato e iscritto sulle carte aeronautiche Italiane. L’iscrizione sulle  carte Aeronautiche l’aveva ottenuta Corrado Agusta quando era presidente dell’ azienda che portava il suo nome ed era la più importante compagnia aeronautica Italiana.

 

Quindi poi Agusta si trasferisce nella villa…

Corrado Agusta compra la villa e tiene agli ormeggi della Calata Umberto I, il primo Mau-Mau, un Ischia opera dei cantieri Baglietto. Insieme con la seconda moglie, Francesca Vacca Graffagni, fa arredare l’Altachiara da Renzo Mongiardino, rendendola un punto d’incontro per le sue frequentazioni internazionali. Per affari aveva rapporti in tutto il mondo, per esempio, con lo Scià d’Iran, Mohammad Reza Pahlavi. A quel tempo Corrado Agusta aveva ottenuto forti commesse in Iran, procurate anche dall’interessamento del principe Vittorio Emanuele di Savoia che fu un grande facilitatore tra le imprese e industrie italiane e lo Scià in Iran. Quest’ultimo tempo prima aveva chiesto, senza ottenerla, la mano di sua sorella, la principessa Maria Gabriella.

 

Cosa succede dopo la morte di Agusta?

La storia è nota. Alla morte di Corrado Agusta Villa Altachiara rimane alla moglie Francesca, dalla quale si era separato pochi anni prima e a cui l’aveva regalata nel 1974,  nel centenario dalla costruzione, attraverso il pacchetto azionario della DMC, la società immobiliare che ne deteneva il controllo. Dopo la sua tragica morte, nel 2001, la villa andò in eredità al compagno Maurizio Raggio che poi successivamente la conferì ad un Trust avente finalità liquidatorie verso i creditori dell’eredità. Dopo varie vicissitudini, due aste e diverse trattative andate a vuoto, nel 2015, il Trust vendette l’intera proprietà a un oligarca russo.

 

 Eduard Khudanaitov.

Esatto. Eduard Khudanaitov è un self made man che dai gradini più bassi dell’industria del gas, riuscì a fondare una grande compagnia in Russia che vendette alla Rosneft divenendone il principale azionista.

 

Lei che in passato ha avuto legami professionali e relazioni ad alto livello con la Russia, cosa ne pensa delle misure riguardo al congelamento dei beni dei russi sul suolo italiano?

Non penso che queste misure nel breve periodo otterranno i risultati immaginati, ma finiranno per contro con l’indebolire le nostre economie. Questo tipo di azioni vennero messe in campo durante la prima guerra mondiale per colpire chi proveniva dai paesi della Triplice Alleanza, in guerra contro di noi. Mentre invece oggi, il tema dei sequestri e dei congelamenti dei beni patrimoniali dei cittadini russi, che hanno investito nel nostro Paese, è solo fumo negli occhi che costa al Demanio in quanto lo Stato ha il compito di assumersi il mantenimento di tali beni per la durata del sequestro. Se poi ci riferiamo ai piccoli centri e ai borghi turistici l’impatto, generato dal mancato indotto di quella nicchia di mercato, è ancora più forte.

 

Nella foto: Mariofilippo Brambilla di Carpiano

 

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