Nessuno tocchi Abele. La legge che dà una mano alle vittime – ed un calcio nel sedere a carnefici di strada e di stato – se l’è approvata il Veneto. Per i veneti. Nessuno che in Aula abbia osato mostrare il pollice verso: la proposta presentata dal governatore Zaia è passata con un consenso unanime e trasversale. Per una volta tutti d’accordo, in nome del buon senso più che del buonismo. E già questa è una notizia, che arriva da una terra simbolo. Quella di Graziano Stacchio, il benzinaio messo sotto inchiesta, un anno fa, per aver sparato ad alcuni banditi (uccidendone uno) che stavano assaltando una gioielleria vicina alla sua stazione di carburanti, a Ponte di Nona.image Ma pure quella di Ermes Mattielli, il commerciante di rottami che nel 2006 aveva fermato a colpi di pistola due ladri intenti a svuotargli il deposito: condannato a più di 5 anni di reclusione e ad un risarcimento di 135.000 euro in favore di chi lo stava derubando, è morto il 2 novembre scorso, stroncato da un infarto dopo le tensioni accumulate. Cosa succederà d’ora in avanti in Veneto? Qualcosa di molto semplice: chiunque finirà nei guai con la giustizia dopo aver osato sparare a rapinatori e furfanti solo per difendersi potrà contare su un fondo che garantirà assistenza legale. Un contributo in denaro, a titolo di rimborso per spese mediche, arriverà pure per gli uomini e le donne in divisa, se nell’adempimento del proprio dovere feriti dai malviventi. Ma non basta: uno specifico fondo appositamente istituito finanzierà le azioni di rivalsa dei piccoli risparmiatori gabbati dalle banche. Sarà per questo che a Palazzo Chigi e dintorni hanno scelto di ignorare l’esempio che arriva dal Veneto e di non farne un modello da esportare nel resto d’Italia?

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