I giudici del Sud li mandiamo al Nord. Poi, se serve, quelli del Nord li riportiamo al Sud.

È semplice la strategia del Governo in fatto di giustizia. Il metodo seguito è quello delle vacche di Fanfani: nel 1961, quando l’allora premier Amintore (lui pure, ironia della sorte, toscano come Renzi) si recò in Calabria per ammirare di persona i mirabolanti (si scherza) progressi economici e sociali favoriti dalle politiche governative, in visita a stalle e poderi – a riprova dei miracoli compiuti – trovava ogni volta una mandria di floride vacche. Sempre le stesse, spostate in camion di paese in paese, di masseria in masseria. Con tanta disinvoltura che alla fine la cosa venne a galla, il caso finì in Parlamento e la vicenda divenne una barzelletta consegnata all’eternità.6a00d83451654569e201bb085fe4da970d-640wi

Lo schema, però, deve aver avuto una sua efficacia, conservandolo evidentemente nel tempo se anche uno pratico come il guardasigilli Andrea Orlando, nell’anno del Signore 2016, ritiene di poterlo applicare. Non negli ovili, ma nei Tribunali. Quello che il ministro ha in mente lo ha spiegato nei giorni scorsi a Rovigo, inaugurando il nuovo carcere. A colloquio coi magistrati che lamentavano le gravi lacune negli organici nei palazzi di giustizia del Veneto, l’Orlando risolutore ha fanfanianamente assicurato che presto arriveranno i rinforzi. Ma niente nuovi concorsi né finanziamenti freschi: soltanto trasferimenti di personale. Dal Sud al Nord. Con buona pace del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, che appena ad ottobre denunciava i casi limite del Mezzogiorno, «come quello di Catanzaro, dove ci sono soltanto sei magistrati che sono costretti a chiedere il rinvio dei processi perché non riescono a coprire le udienze. Serve rafforzare gli uffici giudiziari. Buona parte della questione meridionale è la questione criminale. La lotta alle mafie deve essere una priorità del Governo». Lo diceva, il superprocuratore, ad una tavola rotonda, incassando nell’occasione il sostegno del lì presente ministro. E infatti l’Orlando coerente, dopo aver rassicurato Roberti, ai magistrati che in Veneto gli ponevano identico problema per le terre e gli uffici giudiziari padani ha risposto convincente: «Stiamo studiando uno spostamento dei magistrati dal Sud al Nord. Ed entro maggio le procedure di mobilità porteranno altri 1.500 amministrativi nelle sedi che hanno anche meno del 25% di scopertura, come quelle venete».

Problema risolto: in Italia la giustizia si gestisce come l’agricoltura ai tempi di Fanfani. Basta uno spostamento. E che si tratti di una mucca (allora) o di un giudice (oggi) è solo un dettaglio. Un inutile, fastidioso dettaglio da gufi.