Un mese. Solo un mese gli hanno dato. Ma in carcere non ci andranno. Non si faranno neppure un giorno. Eppure, ne meriterebbero di galera. Non quella fatta di muri, tavolacci e sbarre. Quella del silenzio, della vergogna.solitudine-32e451c2-f36d-41c9-8841-081f82774d0f

Ce ne fosse, di pudore in giro, non ci sarebbe da raccontare della storia di un uomo, invalido civile che a 82 anni s’è ritrovato solo e maltrattato, come nemmeno un cane per la strada. Divorziato dalla moglie, il pensionato vive a Conegliano. Lo Stato gli passa ogni mese 600 euro. La metà vola via per l’affitto di casa. Il resto per medicine, uno straccio di vestito ogni tanto, qualcosa da mettere sotto i denti rimasti. Di figli quell’uomo ne ha due, ma non sono figli. Non sono come Enea che fugge da Troia in fiamme caricandosi in spalla il padre Anchise. Che poi chi sarebbe mai, questo Enea? Un mito, e da buon mito inesistente. Loro del genitore non si sono mai occupati, da quando la madre se n’è andata. E quando lui ha chiesto aiuto, manco di uno sguardo lo hanno degnato. Chiedeva per campare, il povero Cristo, che i suoi fanciulli gli donassero una manciata d’euro al mese, meno di 80, così da poter mettere insieme almeno pranzo e cena. Ma quelli niente. Sordi. Si sono opposti anche davanti al giudice. “Pagheremo”, la promessa presa e mai mantenuta. Poi la denuncia e la condanna: un mese, in multa. 7.000 euro e poco più per aver ignorato la miseria paterna. Ma non c’è pena che possa valere a cancellare l’indifferenza, né ragione sufficiente a comprenderne il motivo. “Un pare el mantien diese fioj, ma diese fioj non i mantien un pare”, si dice in Veneto. Un padre mantiene dieci figli, ma dieci figli non mantengono un padre: ci vorrebbe l’ergastolo, ma dell’anima. Il guaio è che questo mondo l’anima l’ha perduta. Ed il vuoto non serve rinchiuderlo, perchè è già dentro.

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