È vero. I giudici, ancor più se pubblici ministeri, devono (dovrebbero) parlare con gli atti. È un principio fondamentale, di civiltà ancor prima che di correttezza, che non dovrebbe avere colore politico, anche se nell’ultimo quarto di secolo la sinistra lo ha lasciato nelle mani del centrodestra nel tentativo vano di azzoppare – attraverso le Procure chiacchierone – i propri avversari politici, Berlusconi in primis. Ma si può chiedere ad un magistrato di parlare con gli atti se quello stesso magistrato lo si è convocato, in forza di una legge e dunque legittimamente ed anzi con obbligo a suo carico, per riferire in Parlamento degli stessi fatti sui quali oggi gli si contesta il diritto di parola?

Il caso è quello di Carmelo Zuccaro, procuratore capo di Catania finito nell’occhio del ciclone per aver sollevato la questione degli ipotetici rapporti tra le Ong (alcune, non tutte) ed i trafficanti di uomini che dalle coste africane spediscono migranti in Italia. Un coro di critiche, e di più o meno interessati apprezzamenti, ha travolto il magistrato. Nessuna o quasi credibile (e si darà in seguito ragione delle eccezioni) per una ragione banale e documentabile: Zuccaro il suo allarme lo ha lanciato non quando – qualche giorno fa – il M5S se ne è appropriato, trasformandolo in caso nazionale per lo scontro col Governo, ma più d’un mese fa. E non nei salotti televisivi, ma in Parlamento.

Dunque, c’è un punto certo dal quale partire: a marzo Zuccaro viene ascoltato da un Comitato parlamentare che si occupa di immigrazione, e parla nei dettagli dell’inchiesta conoscitiva aperta dalla Procura. Ma nessuno gli da retta, fosse pure per fare un uso strumentale delle sue parole. Il suo racconto (e qui parliamo delle eccezioni) viene rilanciato solo da tre deputati: Laura Ravetto, Giorgia Meloni, Trifone Altieri. Sono loro a chiedere con tanto di interrogazione al Governo – qualora non ne avesse avuto notizia – di valutare quanto esposto dal procuratore, senza però ricevere risposta (generica), se non a caso ormai esploso.gentiloni-e-renzi

Tra Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Madama, quindi, non c’era nessuno che potesse non sapere. Ma tutti (o quasi, come detto) hanno preferito tacere. Per un mese e più. Il segno chiaro ed evidente dell’ipocrisia della politica, o per lo meno di gran parte di essa. La riprova dell’incapacità dell’Esecutivo di trattare col dovuto coraggio una faccenda, quella dei flussi migratori, che sarebbe falso e sciocco definire fuori controllo.

Qualcuno, in effetti, sembra essersene preso cura. Nella sua audizione marzolina Zuccaro non s’è nascosto dietro un dito: le Ong che operano nel Mediterraneo sono per lo più tedesche (e poco importa che poi la Germania rifiuti l’ingresso nel proprio territorio ai migranti d’Africa), proprietarie di navi che costano centinaia di migliaia di euro al mese e che sono sempre presenti sulle rotte migratorie, anticipando ogni volta l’intervento della Marina Militare. Situazioni dimostrate e provate, penalmente non rilevanti (per il momento) ma politicamente dirimenti. Per un motivo semplice: neppure la Procura (Zuccaro dixit) crede che le Ong si muovano per far soldi sulla pelle dei migranti, ma semplicemente per aprire un corridoio tra le due sponde del Mare nostrum. Aprendo di fatto un varco attraverso i confini italiani che, altrimenti, non ci sarebbe stato. E che non avrebbe portato in Italia la moltitudine di disperati che invece, con incerta lungimiranza, l’hanno eletta a proprio approdo e terra di passaggio.

Dire questo, dirlo in Parlamento dati alla mano, facendo anche attenzione a non criminalizzare le Ong (Zuccaro tiene espressamente fuori dal calderone, ad esempio, Msf e Save the Children), equivale a prevaricazione del potere giudiziario su quello esecutivo e legislativo? Piuttosto, sembra servire a fare chiarezza. A smascherare il Governo Renziloni e attestarne, una volta ancora, l’incapacità di trattare – senza pregiudizi e con capacità – il tema dell’immigrazione, nell’interesse degli italiani e di quei poveri cristi che scelgono questa Italia per ricostruirsi una vita. Buona fortuna a tutti.

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