Liberateci dai libri sul Referendum Costituzionale. Per carità, non stampatene più. Oppure sequestrerò tutti i tipografici italiani per un paio di mesi e li deporterò in Sardegna. Non si pubblichi più nulla. Estendiamo il ‘silenzio elettorale’ dalle classiche 24ore a tempo indefinito, o almeno fine al 4 dicembre, perché questi libri mettono una inutile ansia con la pretesa  che ognuno di noi, dopo qualche decina di pagine, diventi esperto di diritto costituzionale.

Ieri, in una sola libreria ne ho contati dodici. Ed ho evitato di computare i periodici che da settimane con invitanti grafici si scaraventano anima e corpo sulle ragioni del ‘Sì’ e su quelle del ‘No’. E, come anticipato dalle case editrici, di libri ne sono pronti almeno un’altra dozzina. Ancora costituzionalisti, giornalisti e ovviamente qualche politico tutti pronti a impepare la indigesta pietanza con dovizia di particolari e riferimenti dotti.

Mai pensato, anche negli incubi peggiori, di prendermela con i libri. Ma questa volta mi sta seriamente conquistando l’irresistibile voglia di bruciare le librerie e sequestrare i tipografici.

Insomma, lasciateci votare come si sé sempre fatto: per utilità, per appartenenza, per antipatia, per interesse. Perché anche questa volta sarà così. A questo punto della storia abbiamo compreso i pro e i contro della riforma. Lasciateci in pace. Anche perché non pochi di voi hanno pubblicato questi libri per lo stesso motivo: per utilità, per appartenenza, per antipatia, per interesse.4444

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