Il prossimo 25 dicembre, in una scuola media in provincia di Parma, verrà eseguita una canzone che racconta di un Babbo Natale che, invece, dei regali porta permessi di soggiorno.

Ovviamente non potevo aspettarmi altro che il solito teatrino. Salvini è partito a razzo non lasciandosi sfuggire l’occasione («lavaggio di cervello ai nostri figli», «propaganda politica di classe») e perciò sfoderando un armamentario nella sostanza condivisibile ma troppo epidermico per un leader che aspira a diventare Presidente del consiglio.

Ed ovviamente, subito gli sono andati dietro, e con toni sarcastici ed irridenti, i pennivendoli dei giornaloni. Commentatori vari che vivono in quartieri di lusso, prendono taxi e mai la metro o i bus, che lasciano fare la spesa ai loro filippini, e che dunque non hanno nessun contagio con la plebaglia italiana ed extracomunitaria. E che però sono risoluti nel dimostrare la loro vicinanza al mondo lì fuori, basta che questo mondo di poveri e diseredati non entri mai a casa loro.

Ma sulla falsa riga dei buonisti di ogni ordine e grado sono partite anche le solite ramanzine dei cattolici in servizio permanente effettivo, quelli con abito talare e quelli di professione, inorriditi dalle parole del barbaro leghista.

In realtà, non mi scandalizzo più di tanto per la vicenda della scuola parmense. È paradossale ma siamo avvezzi all’irragionevolezza italica. Il Natale è tuttavia simbolo di accoglienza e di bontà. E può essere ‘’cosa buona e giusta’’ insegnare ai piccoli la tolleranza, la fraternità e la solidarietà in una società che include solo chi produce e consuma e tiene fuori chi è inutilizzabile per l’una o l’altra cosa. Eppure c’è quel piccolo particolare del permesso di soggiorno che entra in una canzoncina per innocenti creature e che è fatto tecnico, burocratico, non un’azione direttamente legata al sentimento di accoglienza. I bambini devono sviluppare, o almeno mantenere intatti il più a lungo possibile, i sentimenti più nobili senza che vi sia qualcuno che insegni loro faccende di carte bollate e timbri.

E allora, visto che si accaniscono in malo modo e con implicita violenza ideologica con i piccoli anche in una festa religiosa, vorrei ricordare sopratutto ai cattolici, specialmente a quelli con abito talare pronti ad ammonire il razzista di turno, che la educazione dei bambini inizia con l’esempio dei grandi.

Io non scordo le parole del Papa del settembre 2015 quando, durante un Angelus, si rivolse ai ‘suoi’ con parole chiare: <<Ogni parrocchia accolga una famiglia di profughi>>.

Ecco, aggiornatemi sulle ‘ultime’. Come è andata a finire? Avete dato l’esempio o mi sono perso qualcosa? C’è qualche problema con i permessi di soggiorno o si tratta di altro? Di menefreghismo allo stato puro. Perché non vedo chiese stracolme di extracomunitari e file di ‘poveri cristi’ assembrarsi dietro a monaci o presbiteri per ricevere una coperta e un riparo dalla notte. Se mi sbaglio mi corrigerete.