Ma è proprio necessario radicalizzare lo scontro su ogni aspetto del vivere civile? Lo dico ai politici di professione e ai cosiddetti intellettuali che sono l’altra faccia della medaglia. Insomma, ai Salvini e ai Saviano.

Capisco sia gli uni che gli altri (più gli uni che gli altri), ma è mai possibile che non vi sia una linea intermedia, uno stile meno perentorio per sostenere le proprie tesi? Che l’altro abbia sempre torto e che le ragioni siano sempre tutte da una parte?

La vicenda di quelle zingare trovate a rubare e chiuse dagli addetti di un supermercato in una specie di gabbiotto è inquietante e allo stesso tempo disarmante.

In primo luogo inquieta perché oramai abbiamo la riprova che il confine tra goliardata e scemenza è stato travalicato da tempo e facciamo sempre più fatica a discernere l’idiozia da comprensibili ragioni di legalità e giustizia. Fermare delle ladre, trattenerle e chiamare le forze dell’ordine è un conto; metterle come scimmie in gabbia, postare in rete il filmato e farle deridere dal web è altra cosa.

In secondo luogo, pur comprendendo le dinamiche della comunicazione politica, la orgasmica ricerca del consenso e la voglia di sottolineare con sempre maggior forza la propria drastica adesione all’antico e mai applicato precetto di ‘legge e ordine’, è disarmante che politici, le cui ragioni di fondo condivido, possano continuamente scivolare verso campi di azione i cui confini non sono più definibili dalla legge ordinaria ma dall’istinto e da impulsi immediati.

E per finire, altrettanto disarmanti sono i rimbrotti moralistici dei soliti intellettuali di regime che non aspettano altro che puntare il ditino contro i nuovi barbari. Amanuensi del terzo millennio che mai leggono con dovuta serietà e terzietà le vicende reali ma, con occhio distratto eppur fazioso, ci obbligano ai falsi comandamenti laici della tolleranza e della solidarietà anche quando a parlare dovrebbe essere solo il codice penale e le manette.

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