Luca Traini è il fascista perfetto. L’uomo che ha terrorizzato la città di Macerata, esplodendo colpi da un’auto in corsa verso tutte le persone di colore, nella stessa zona dove abitava quel nigeriano che ha seviziato la giovane Pamela per poi farla a pezzi e riporla in due valigie, è il fascista perfetto.

È il fascista perfetto perché pare avesse alle spalle una candidatura alle comunali per la Lega di Salvini e dunque ha le stimmate per essere considerato tale.

Quando poi è stato preso dalle forze dell’ordine, si è tolto il giubbotto, si è messo sulle spalle una bandiera italiana e ha ostentato il saluto romano dai gradini del monumento collocato nella piazza del paese. Cosa volete di più?

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Sì, Luca Traini è il fascista perfetto nella basica e fanciullesca suddivisione del mondo e degli uomini da parte delle Boldrine e dei Fiano. Fanciullesca ma non ingenua. Quale infatti migliore sintesi del male, della propaganda razzista, del nostalgismo imperante, della figura reale di uno che spara all’impazzata contro gli africani? Quale migliore simbologia per testimoniare la ‘bontà’ di quanto va dicendo il deputato Emanuele Fiano sui rigurgiti neofascisti? Quale liturgia sarebbe stata superiore e più accattivante per ridestare certa estetica? Quale miglior fantoccio da apporre nella cosmogonia democratico-progressista che sempre si fonda su fratture di tipo manicheo.

Un bianco che spara ai neri, già candidato con la Lega e che, nel momento dell’arresto, si avvolge col tricolore e fa il saluto romano, è il compendio visivo di tutto quanto detto in questi ultimi mesi. È la chiusura del cerchio; la dimostrazione che punire apologia e propaganda è solo il minimo che si possa fare, la premessa per un impianto legislativo ancora tutto da costruire e quindi ai primordi.

Da questo punto di vista (dal loro punto di vista) la questione è risolta. La tipologia del nero (il ‘fascista’, non il ‘nigeriano’) collima ampiamente con quella che frulla nella testa dei progressisti nostrani e fornisce prove che i problemi sociali siano alimentati da uno schieramento politico-culturale che artatamente alimenta la fiammella dell’intolleranza. Non esistono problematiche di tali dimensioni e pervasività sociale, oppure esistono ma in misura circoscritta, mentre sarebbero esclusiva colpa dei deliranti strepitii delle varie destre e il rivoltante livello demagogico ad alzare l’asticella.

E perciò Luca Traini, oltre al fatto criminale in sé, all’idea folle e insulsa di punire una intera etnia, all’aver messo in pericolo la vita di decine di innocenti e aver spaventato a morte una intera comunità, ha completato l’opera con una liturgia simbolica che, nei prossimi giorni, diventerà solluchero per molti subdoli opinionisti i quali non vedevano l’ora di farci ripiombare al clima degli anni Settanta mediante la solita caccia alle streghe generalizzata. E allora, non più solo il fascista ipotetico o reale, ma il leghista, il destrista, il conservatore e anche tutti coloro che hanno una visione ed una idea dell’immigrazione molto lontana da quella ecumenica e fondata sull’accoglienza deregolamentata, saranno messi all’indice e intimati al silenzio. Pena l’accusa di istigazione al crimine.

Nel nostro Paese, il dibattito sul fenomeno migratorio è penoso di per sé e si connota di schematismi a volte reali, quasi sempre invece pretestuosi e utili alla propaganda dell’una e dell’altra parte. Mai duramente articolato e complesso rispetto ad una realtà contemporanea che è, invece, complicata e satura di contraddizioni. Ora che si è però materializzato il fascista perfetto nella figura di questo Luca Traini, nelle menti dei progressisti nostrani scatterà la libido del trofeo da mostrare; il giocattolo da esibire ogni qual volta un interlocutore mostrerà con la dovuta asprezza le sue posizioni nette sul tema dell’immigrazione.

 

 

 

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