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L’immagine più potente e salutare di queste ultime ore è quella di Carmen D’Agostino, 27anni, nel mentre si appresta a diventare Suor Maria Vittoria della Croce indossando un abito da sposa.

Nel giorno della vestizione, accompagnata dal padre, così come accade per ogni ordinario matrimonio tra coppie di innamorati, ha attraversato quelle decine di metri che incatenano l’ingresso della Chiesa Benedettina di Barletta all’altare, con una naturalezza prorompente e il peso di una tradizione fattasi in pochi secondi carne e spirito.

Lo ha fatto con disarmante leggerezza e un volto pulito e libero da ogni ossessione di pura materialità che aspira alla congiunzione con l’Eterno. E attraverso una rappresentazione intensa e desueta, e appunto salutare, perché tanto antica quanto incantevole e sovversiva nella sua incompresa ordinarietà.

Finanche il taglio di capelli fatto da una consorella è sembrato un atto meno crudele di quanto non appaia nelle altre funzioni. Mai come questa volta, infatti, ogni gesto e la intera cerimonia hanno richiamato l’essenza stessa di una fede assoluta, di chi si dona totalmente al proprio Dio, ma con una efficacia simbolica che può finalmente produrre sussulti anche nell’animo dello spettatore più pigro.

Se Dio esiste, si è di sicuro palesato in quella cerimonia religiosa e nei gesti e nei sorrisi della giovane donna.

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