Potrebbe essere l’estate più divertente, scombinata e sorprendente degli ultimi 70anni. Potremmo davvero metterci seduti comodi in poltrona, degustando caldi pop-corn, come disse il Signore di Rignano sull’Arno, se non fosse che a pagare questo caos etero gestito saremo noi tutti, italiani più o meno inconsapevoli della sceneggiatura, più o meno inaciditi e faziosi, disillusi o impegnati, astensionisti o militanti.

Potremmo goderci questa vorticosa e infinita campagna elettorale, senza le stranianti e narcotiche tirate di oppio che offre quel grande rito collettivo dei mondiali di calcio che, peraltro, non ci vedranno partecipi, se non fosse che materia del dibattito sono le nostre vite.

E allora vale la pena sottolineare alcuni punti. Tirare le somme di quanto accaduto fino ad ora e segnalare quanto ci attende per l’immediato futuro. Perché qualunque convincimento o posizione si possa assumere, i fatti restano inquietanti e segnalano l’approdo verso un punto di non ritorno, una fase totalmente nuova della politica, del rapporto tra le istituzioni nazionali, tra queste e quelle internazionali, e anche rispetto alla strutturazione del consenso elettorale e alla gestione del malcontento e della rabbia sociale.

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1)Torneremo al voto. Al più presto a settembre, oppure nel giro di un anno. Nella storia repubblicana mai si era verificato un evento di tal genere che può pure non dire nulla, silenziato dal perenne fracasso della dialettica politica, ma certamente avrà una serie di ripercussioni indirette di non poco conto.

2) Ci ritroveremo in una campagna elettorale con toni ancor più duri e, nonostante qualche leader abbia assicurato di non voler sobillare oltre misura le piazze, la fibrillazione toccherà livelli altissimi.

3) La ‘messa in stato d’accusa’ del Presidente della Repubblica è un altro carico da ‘novanta’ su un equilibrio politico-istituzionale che, a definirlo, teso si rischia di essere cauti e leggeri fino al ridicolo.

4) Qualunque indicazione, consiglio, vignetta, articolo, dichiarazione o comunicato stampa proveniente dall’estero sarà – almeno in questa fase – visto come una infame intrusione e perciò, per qualche mese, taglieremo ogni cordone ombelicale col resto del mondo.

5) L’indicazione di Cottarelli, un minuto dopo il fallimento del professore Conte, contribuisce a rendere ancor più controversa la posizione di Mattarella. In primo luogo, perché chiunque ora si starà chiedendo se egli avesse già pronto il nome e quindi lo avesse pre-allertato mentre pure erano in corso colloqui con Di Maio e Salvini. In secondo luogo, conoscendo le posizioni di Cottarelli, ‘ideologicamente’ contrarie se non opposte a quelle presentate da Lega e Cinque Stelle nel loro Contratto di governo, fa ancora più rumore il fatto che la scelta possa essere caduta proprio su di lui.

6) Le alleanze politiche per le prossime elezioni non sono chiare e, nemmeno se lo fossero, potremmo fidarci, visto quello che è successo dal 4 marzo.

7) Le scorse elezioni hanno visto tutti i competitor debordare nelle promesse rasentando in non pochi casi l’utopia. Le prossime faranno un ‘salto di qualità’. Tranceranno di netto le questioni nostrane e si focalizzeranno sull’Euro, sull’Europa, sui burocrati di Bruxelles. Forse, non sarà un male perché, almeno per una volta, il tema del rapporto con i partner europei sarà analizzato con una certa ossessiva puntigliosità e in ogni sua piega. Ma tutto il resto?

 

 

 

 

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