unnamed

Non si placano mai le purghe facebookiane. Sono sempre attive e ”sul pezzo”. Questa volta è toccato a Marcello Veneziani il cui profilo è stato bloccato per tre giorni.

E ormai, non so nemmeno come definire questo tipo di vicende perché non si tratta più di attingere alle pluricitate contorsioni kafkiane ma a tristi presagi orwelliani.

In verità, verrebbe voglia di utilizzare un turpiloquio da osteria (”quello” si meriterebbero!) ma, finché resisto, cercherò di non cadere nel tranello.

A me, qualche mese fa, cancellarono (e per sempre) due profili. Ho fatto fatica a rimettere insieme i cocci di relazioni e amicizie internettiane, e con rabbia e maggiore lena sono ripartito.

Lo so! Non è la fine del mondo!
Lo scrissi allora, e lo ripeto con convinzione oggi.
Tuttavia, la ferita rimane perché il divieto attiene alla sfera delle libertà. E chi ha visto cancellare il proprio profilo o subire delle limitazioni sulle pubblicazioni dei ‘post’ capisce perfettamente di cosa io stia parlando. Perché una cosa è scrivere bestialità, essere blasfemi o augurare la morte fisica di un avversario politico, un’altra è fare la propria parte nella battaglia delle idee e vedersi ugualmente censurare.

Ma, come scrivo spesso, questa è la libertà dei LIBERALI. Costoro, infatti, si riempono la bocca di liberalità, di diritti, di tolleranza e in nome di tutto ciò praticano la censura.

Tag: , ,