Un nuovo romanzo, dal titolo Il confine tradito, sulla storia del nostro confine orientale dal 1945 al 1954, è stato recentemente pubblicato da Leone editore (p. 392, euro 13) e scritto da Valentino Quintana, giornalista pubblicista, appassionato di letteratura e storia militare.

Naturale sequel di Fratelli Contro (andato in stampa nel 2017), questa nuova opera, ambientata durante i 40 giorni di occupazione di Trieste, la strage di Vergarolla, la resistenza in Istria, la perdita della Venezia Giulia e i campi profughi sparsi nel territorio nazionale, la nascita del Villaggio Operaio poi Villaggio Giuliano – Dalmata, e quindi il ritorno di Trieste all’Italia, incrocia una saga familiare con le complicate vicende di quelle terre.

Qui di seguito una sinossi dell’opera

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Giorgio e Mattia Gherdovich, due fratelli triestini cresciuti sotto il segno del littorio, al termine della seconda guerra mondiale, reduci dalla battaglia di Tarnova nella Selva, si trovano ad un bivio.

Il primo, esule in Svizzera assieme alla compagna Lucia, deve scegliere con celerità di tornare in Patria, nella nativa Trieste, per poterla salvare dalle grinfie di Tito e dalle mire del dittatore sull’intera Venezia Giulia.

Il secondo invece, entrato da trionfatore assieme alla compagna slovena Ančka, nella città giuliana il primo maggio del 1945, si pone come obiettivo il coniugare il significato della lotta antifascista con le mire espansioniste di Tito, proprio durante i tremendi quaranta giorni di occupazione della città.

Ricongiuntisi i due fratelli, dovranno scegliere di cooperare per un nuovo ideale comune: salvare la Venezia Giulia ed in particolar modo l’Istria dalle decisioni espresse durante la Conferenza di Pace di Parigi (1946 – 1947) dalle grandi potenze vincitrici la seconda guerra mondiale.

Agendo assieme, tra rocambolesche avventure e drammi famigliari, le vicende della famiglia Gherdovich attraverseranno: il Governo Militare Alleato di Trieste, la strage di Vergarolla, la perdita della Venezia Giulia, viste non solo come dramma collettivo, ma soprattutto esistenziale.

Non si tratterà solamente di una sofferenza morale, ma fisica, all’interno della quale una delle due protagoniste, verrà perseguitata da una tremenda violenza che solo il tempo riuscirà in parte a lenire.

Per sfuggire all’orrore della perdita dell’Istria, i due fratelli sceglieranno di partecipare attivamente all’assistenza materiale e psicologica dei profughi in Italia.

Si impegneranno infatti, in prima persona, nell’organizzazione della vita quotidiana in un campo profughi della capitale, volendo vivere ogni minuto assieme a coloro che avevano dovuto abbandonare la terra natia, quell’Istria rossa che Giorgio e Mattia avevano cercato invano di salvare, mettendo a rischio la loro stessa esistenza.

E se inizialmente gli opposti ideali politici avevano diviso le vite dei protagonisti, una nuova cooperazione, unita ad uno smisurato sentimento d’amore per la Venezia Giulia, porterà ad unire un gruppo di persone, apparentemente eterogenee, a sventolare un unico tricolore, ben nove anni dopo la fine della guerra, in una piazza dell’Unità d’Italia tracimante di persone.

Perché l’amore fraterno, ma soprattutto, la libertà, declinata in ogni sua forma, non hanno prezzo e devono sempre essere protetti con tutte le forze.

 

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