Chi è Roger Scruton? Quali idee cerca di diffondere? Come può essere definita la sua filosofia politica?

Cerco di spiegarlo nel mio nuovo libro (pp.116, euro 10), uscito qualche giorno fa, per le edizioni Fergen, dal quale ho tratto questo piccolo brano iniziale che in questa sede ripropongo.

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Sono tanti e diversi i campi di indagine di Roger Scruton e una esegesi sana, e non tendenziosa, dovrebbe per forza tener conto di tutto, anche del fatto che si tratti di un vivente. E quindi, nel tracciare un quadro della globalità dell’opera, e non di un aspetto particolare di essa, si possa correre il rischio di preconfezionare un ampio e documentato «coccodrillo»; vale a dire uno di quegli articoli che i redattori tengono in serbo, per poi pubblicarlo non appena giunga notizia del decesso del personaggio in questione. Dunque, la priorità sarebbe quella di non cadere in tentazione, anche perché la pubblicistica di Scruton è talmente articolata e multiforme che assume una circolarità tale da non poter essere emarginata in pochi e ordinari aggettivi, o peggio ancora in schemi cripto ideologici.

Il New Yorker, qualche anno fa, lo definì tra i più influenti filosofi al mondo, ma critici e commentatori si sono sbizzarriti nell’appiccicargli di volta in volta etichette: «anticonformista», «laicissimamente cattolico», «geniale divulgatore », «tuttologo illiberale»… almeno se stiamo dietro a quelle più utilizzate. Insomma, se già volessimo perderci nelle decine di definizioni, potremmo inabissarci in cavità sconfinate tali da impedirci un approccio deciso. Basterebbero già preventive informazioni bio-bibliografiche per ricavarne una serie infinita di indicazioni che, a loro volta, potrebbero svelare la complessità delle tematiche in gioco e non poche spigolosità del personaggio.

D’altra parte è la sua stessa vita ad essere intellettualmente straripante. Scruton è una macchina da guerra: è editore, conferenziere, accademico, editorialista, compositore musicale (ha firmato libretto e musica di alcune opere), autore di una serie impressionante di volumi sulla bellezza, sull’arte, sul vino, sulla musica, sui diritti degli animali, e poi di politologia, di filosofia, non tutti pubblicati nella nostra lingua. Infine, studioso e profondo conoscitore di Eliot, di Edmund Burke, e di vari altri pensatori e artisti sui quali ha scritto saggi corposi e illuminanti. Durante la Guerra Fredda, ha tenuto seminari clandestini a Praga, finanziando gli anticomunisti e per questo ha rischiato il carcere. E infatti, da quelle parti, il suo nome dice molto di più di quello di un comune accademico o di un brillante editorialista. Recentemente è stato insignito del titolo di baronetto dalla regina Elisabetta.

L’ironia tipicamente inglese non gli difetta, anche se non percepibile ad una prima e superficiale lettura, eppure è intimo marchio di una malcelata distanza dalle futilità e dai costumi decadenti del nostro tempo, dal pressapochismo e da un dibattito pubblico che tende ad avvilupparsi nella sconsiderata speditezza e superficialità dei social e nella istantaneità spesso priva di sostanza dei media moderni. Pur tenendo corsi universitari e conferenze in tutto il mondo, ama passare il suo tempo nella campagna del Wiltshire, dove insieme alla mo-glie, porta avanti una sorta di mega fattoria in cui organizza meeting culturali, presentazioni di libri, simposi filosofici, e tenta di ‘curare’ le sue passioni, «quando non intervengono le leggi nazionali ad impedirlo.

L. Iannone

ROGER SCRUTON

Fergen edizioni

pp.116, euro 10

(http://www.fergen.it/libri/)

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