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La matassa annodata di una vita così come il granito scolpito di una tomba si sono dissolti in un attimo, all’arrivo di quella lettera imbucata al tempo del Secondo conflitto mondiale e giunta a destinazione pochi giorni fa.

Parrebbe aneddoto tra i tanti, magari da condire con dozzinale sarcasmo sulla lentezza delle Poste. Invece è vicenda vera; una delle tante che ci regala un altro tempo e un altro luogo.

Una oscurità ovattata ha infatti protetto quella lettera per decenni, che poi, rara e preziosa, è sbocciata come pianta fuori stagione.

Lo scenario è quello dei nostri nonni. La giovane Virginia manda nel maggio del 1945 parole d’amore al suo Rof Christoffersen della Norvegian Navy di stanza a Trinidad ma la lettera non giunge mai a destinazione. Ritornerà indietro al mittente, e cioè a Westfield, nel New Jersey.

Passano gli anni, e in quella casa arriva una nuova proprietaria la quale, durante dei recenti lavori di ristrutturazione trova questo pezzo di carta in una fessura delle scale della mansarda. Se lo passa tra le mani e si accorge del piccolo miracolo. Dopo settantadue anni è ancora lì, intonso e con tutta la sua potenza evocativa, aspettando che gli effluvi di un vecchio amore possano venire affrancati dalle catene del tempo.

La signora non ne fa cartaccia ma si mette alla ricerca dei due sperando di trovarli ancora vivi. Nel giro di qualche giorno riesce nell’intento. Lui si avvia ai novantaquattro anni ma sua moglie è morta da sei, proprio nel mese di maggio.

La storia finisce qui, con la consegna e col figlio dell’ex militare che legge quella lettera scandendo ogni singola parola.

Come in un film, mi sono però immaginato la scena. Il vecchio Rof, col capo chino, sprofondato in una scalcagnata poltrona e pronto a farsi risucchiare da una straziante emozione. Forse, seduto a fianco di un camino, magari ad una pila di libri o di scartoffie ma comunque atterrito dall’ascolto di parole di un altro tempo. Le avrà memorizzate una ad una e – andato via suo figlio – si sarà abbandonato ad un pianto disperato. Avrà ripensato a quella foto che li immortala sorridenti prima della partenza in cui lei , Virginia, ha come sempre i capelli raccolti dietro la nuca e riccioli ordinati e mai mossi dal vento. Avrà ripensato a tutte le volte che da marito le avrà tenuto il broncio e per far pace le avrebbe voluto dire le stesse parole della lettera: <<Ti amo come si ama il sole caldo, e questo è ciò che sei per me. Un caldo, caldo bacio e una preghiera che tu possa tornare a casa da me al più presto. Finché morte non ci separi>>.

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