Politica

La campagna elettorale di Fazio

È in campagna elettorale permanente, Fabio Fazio. All'insegna del "Viva l'Europa!". Non ci sarebbe niente di male se lo facesse impugnando un microfono ad un comizio in piazza. Lui, invece, se la fa – comodo, comodo – in prima serata su Rai1, con i soldi dei contribuenti italiani. Dopo aver invitato Emmanuel Macron e aver insignito Parigi “nuova capitale d'Italia”, eccolo inchinarsi al presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker e mettere in piedi un'intervista contro il governo e contro l'Italia.

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Dagli attacchi Fazio si è sempre difeso sciorinando i numeri. Gli ascolti sono ottimi. E pure gli incassi pubblicitari. Ma questo non giustifica certi toni tenuti nel salotto buono di Che tempo che fa. Gli ospiti di ogni puntata non mancano di attaccare l'esecutivo. Lo fanno puntualmente. “Se guardate la Rai e vedete Fazio la domenica – si era lamentato qualche giorno fa Matteo Salvini – sembra che governino ancora quelli là (la sinistra, ndr). Non mi danno fastidio le interviste a ogni essere umano di sinistra che insulta la Lega – aveva continuato – ma che lo faccia pagato da voi a milioni di euro l'anno...”. Il punto è che, dagli studi di viale Mazzini, il conduttore di Che tempo che fa non si sta limitando a criticare il governo gialloverde. Da mesi è, infatti, in piena campagna elettorale contro il fronte sovranista.

Il problema non è mai chi si sceglie di intervistare, ma le domande che vengono poste. E Fazio non è certo il tipo che affonda il colpo. Anzi, in ogni occasione, serve l'assist all'ospite per sferrare l'attacco. Quando ha avuto Macron davanti, per esempio, non gli ha chiesto conto degli sgambetti all'Italia in Libia, dei respingimenti violenti al confine, dei colpi bassi nella politica economica europea o dell'asse anti italiano stretto con Angela Merkel. Lo stesso quando si è trovato a tu per tu con Juncker: nessuna domanda sulle ingerenze di Bruxelles nelle decisioni nazionali, sulle mancate misure di contrasto all'immigrazione o sui provvedimenti presi contro le nostre banche. In entrambe le occasioni le domande si sono trasformate in occasioni perfette per screditare il nemico. E così il presidente della Commissione Ue ha potuto bastonare i partiti di destra, che si candidano alle elezioni europee, accusandoli di “portarci alla guerra”, mentre il numero uno dell'Eliseo è stato innalzato a salvatore dei destini del Vecchio Continente.

Nel corso delle puntate Fazio non guarda solo alla partita europea, masi interessa con sistematicità anche alla partita in Italia. Due settimane fa ha ospitato in studio Ramy e Adam, i due ragazzini eroi che hanno contribuito a sventare il folle piano di Ousseynou Sy. È stato accusato da più parti di averli “usati per fare audience e per farne una bandiera politica” cavalcando la pretesa della sinistra di rimettere sul tavolo lo ius soli. Il caso è finito pure sul tavolo della Vigilanza Rai. Ma non è che uno di tanti.

Con buona pace di Salvini che ama ripetere: “Più Fazio, Saviano e Gruber stanno in tv e più prendiamo voti”.

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