Politica

La sinistra censura l'odio islamico

Quante precauzioni senza senso. Non si riesce proprio a capire per quale strano motivo la sinistra abbia sempre paura di denunciare il terrorismo islamico. Non solo quando gli attentati sono lontani, si guardano dal fare qualsiasi allusione ai seguaci di Maometto. Anche quando l'emergenza è a casa nostra, chiudono gli occhi in nome di un imprecisato politically correct. Che cosa aspettano? Forse l'irreparabile? 1467454941-lapresse-20160701163529-19791360 Oggi i progressisti si sono infuriati con Matteo Salvini perché ha scritto a Prefetti e Questori chiedendogli di “aumentare controlli e attenzione in luoghi di aggregazione di cittadini islamici” in modo da “prevenire ogni tipo di violenza contro cittadini innocenti”. La levata di scudi è stata generalizzata. Il responsabile della comunicazione del Pd, Marco Miccoli, ha accusato il ministro dell'Interno di “sollevare un polverone”. “Aumenta paura e insicurezza”, ha fatto eco la deputata Giuditta Pini mentre Lia Quartapelle gli ha dato dell'”irresponsabile” ed è addirittura arrivata a dire che “fomenta l'odio e l'aggressività”. E così via. Eppure i fatti sono davanti gli occhi di tutti. Sabato scorso un marocchino ha tentato di sgozzare un passante perché portava al collo un crocifisso. Certo, erano due clochard. E, forse, per la sinistra questo particolare fa derubricare le violenze a una banale lite. Ma l'africano ha urlato “Italiano cattolico di merda”. Tanto che il pm ha contestato al 37enne il reato di tentato omicidio con l'aggravante dell'odio religioso. Se questa aggressione non dovesse bastare a fare aprire gli occhi, domenica pomeriggio un senegalese, tal Ndiaye Migui, ha aggredito due poliziotti con una sbarra di ferro. Mentre gliela dava addosso ha urlato “Allah Akbar”, l'esclamazione che solitamente usano i terroristi islamici prima di attaccare. I due agenti se la sono cavata con una ferita alla testa e una alla mano. Ma avrebbe potuto andargli peggio. Come sarebbe potuto andare peggio se la polizia non fosse riuscita ad anticipare le mosse di due lupi solitari, Giuseppe “Yusuf” Frittitta e Ossama Ghafir, che volevano fare un'azione eclatante a bordo di un camion. Li hanno arrestati la scorsa settimana prima che potessero colpire. Al telefono dicevano: “La legge di Allah non si applica se non con la spada. E bisogna essere crudeli con i traditori. Devono morire tutti”. Per i dem “non bisogna dare giudizi affrettati”. Ogni volta trovano il modo di girare intorno alle parole per censurare chi sono i colpevoli. La parola “terrorismo” raramente viene affiancata dall'aggettivo “islamico”. Basta scorrere i titoli della stampa progressista all'indomani di un qualsiasi attentato. La matrice viene quasi sempre omessa. E lo stesso vale per i fatti di cronaca. E puntualmente, quando ci ritroviamo in campagna elettorale, tornano a proporre ricette che hanno sonoramente fallito: ius soli, accoglienza indiscriminata dei migranti e apertura dei porti, corridoi umanitari, cooperazione e così via. Mai nessuno di loro che abbia il coraggio di parlare di sicurezza, contrasto all'estremismo islamico e prevenzione nelle comunità musulmane. Mai.

E i risultati sono davanti agli occhi di tutti noi.

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