Coronavirus

Il veleno rosso su Briatore

Il veleno rosso su Briatore

Non appena è iniziata a rimbalzare sui siti la notizia del ricovero in ospedale, si sono scatenati tutti quanti. Non aspettavano altro. In prima linea gli ormai noti catastrofisti del virus. Poi, subito dopo, la stampa che sta facendo da gran cassa a chi si presta a terrorizzare maggiormente gli italiani. Ma perché prendere di mira con tanta violenza Flavio Briatore? Forse perché si è sempre esposto in prima persona contro un governo che da sei mesi a questa parte tentenna e pasticcia anziché risolvere le emergenze (prima quella sanitaria, poi quella economica) scatenate dal coronavirus? Probabilmente sì. Ma non solo. Mister Billionaire è un simbolo: l’imprenditore che ce l’ha fatta, e quindi ricco, amico di Silvio Berlusconi, da sempre per Dna vicino al centrodestra, concreto e quanto di più lontano dai miliardari radical chic amici della sinistra.

“È il karma”, hanno detto contro di lui. Come se prendersi il Covid-19 dopo essersi lamentato della chiusura del proprio locale o aver accusato i virologi di terrorizzare il nostro Paese, sia il giusto contrappasso. Una follia. Una follia condivisa da non poche teste calde. E, mentre qualcuno l’ha esternato in modo più esplicito (vedi Chef Rubio), c’è chi ha espresso lo stesso concetto scrivendolo tra le righe: la notizia del ricovero al San Raffaele è stata montata, tirando nuovamente in ballo l’incontro con Berlusconi in Sardegna (“Ti trovo in forma Silvio”) e soprattutto l’invettiva contro i virologi che continuano a soffiare sull’emergenza. Ora pare che, per quanto positivo al Covid-19, sia stato in realtà ricoverato per una prostatite. Al di là del quadro clinico, restano gli insulti e la violenza con cui è stato attaccato.

Non è la prima volta che, dall’inizio della pandemia, si è scatenata una crociata contro gli imprenditori. Contro di loro la sinistra ha, per esempio, provato ad addossare la colpa della mancata zona rossa in Val Seriana. All’inizio dell’emergenza (per intenderci quando Beppe Sala voleva tenere aperta Milano, Nicola Zingaretti andava in giro a bersi gli spritz nei bar e Giorgio Gori si faceva i selfie in pizzeria con la moglie Cristina Parodi) le imprese che danno da mangiare a migliaia di famiglie nella Bergamasca non hanno chiuso subito i battenti. Probabilmente hanno anche avanzato richieste per andare avanti a lavorare in sicurezza. Si capisce, facevano il loro mestiere. Perché chiudere una fabbrica, un’impresa o un negozio per settimane significa metterlo in ginocchio e farlo morire. Spetta allo Stato (o meglio: al governo) fare in modo che questo non accada. Invece non è stato così. Non è così.

Contro gli imprenditori bergamaschi la crociata è stata politica e ha serpeggiato per settimane su molti giornali. Fortunatamente è venuta meno quando sono apparse evidenti le mancanze dei giallorossi. Ora, con lo stesso spirito, si sono accaniti contro Briatore che da subito si è schierato per guarire il grande malato di questo nostro Paese: l’economia. Non si è arreso. Ha riaperto i suoi locali. E ha corso dei rischi. Come fanno tutti gli imprenditori.

E come continueranno a fare, nonostante la sinistra, per il bene loro e nostro.

Commenti