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Censura sinistra

Censura sinistra

Statene certi. Avete una posizione netta sui migranti? Vi fiocca addosso l’accusa di razzismo e xenofobia. Criticate le baracconate della sinistra al governo? Vi beccate dei fascisti. Osate pungolare un donna? Ecco che faranno di tutto per farvi passare per sessisti. Che molto spesso i giudizi travalichino in insulti è una drammatica piaga da stigmatizzare e contro cui serve un impegno constante. Ma attenzione: questo non deve diventare il lasciapassare per i soloni del politicamente corretto di decidere cosa si può e cosa non si può dire.

Due esempi recenti.

Il primo, che in quanto assurdità ha dei livelli spaziali, coinvolge in prima persona Matteo Salvini. La Lega lancia un sondaggio. Sceglie quattro ministri: la Fornero (quella della legge sulle pensioni che ha inguaiato non poche persone), la Bellanova (quella della sanatoria che ha regolarizzato un bel po’ di immigrati), la Lamorgese (quella che sta riaprendo i porti e ha promesso di smantellare i decreti Sicurezza) e la Azzolina (quella delle barriere di plexiglas e dei banchi-girello). Ora, i progressisti sono saltati alla gola delle camicie verdi accusandole di sessismo perché tra le scelte non figurava nemmeno un maschio. È vero che quella lista avrebbe potuto annoverare altri ministri pessimi. Che dire di Danilo Toninelli? E Luigi Di Maio? E Alfonso Bonafede? Giusto per citarne alcuni… di sicuro Salvini non lo vede di buon occhio ma le quattro che ha servito su un piatto d’argento ai propri elettori/supporter hanno un valore politico molto forte. Andiamo a ritroso. Contro la Azzolina Salvini sta portando avanti una campagna martellante: vuole pure presentare una mozione di sfiducia per farle scontare il caos in cui ha gettato le scuole a poche settimane dal rientro. La Bellanova e la Lamorgese sono scelte scontate dal momento che la lotta all’immigrazione clandestina è il cavallo di battaglia del Carroccio e che i giallorossi stanno di fatto smantellando quanto fatto da Salvini quando sedeva al Viminale. Dulcis in fundo, con un tuffo nel passato, la Fornero. Una scelta neanche troppo stramba se si considera che, in cambio degli aiuti, Bruxelles starebbe chiedendo al premier Conte di cancellare “quota 100”, introdotta dalla Lega per rimediare ai pasticci dell’ex ministra montiana. Una scelta politica, insomma.

Per anni ci hanno riempito la testa con l’importanza delle quote rosa, un paraocchi inventato dal politicamente corretto per nascondere le vere battaglie che si dovrebbero fare a sostegno delle donne. Ne siamo diventati a tal punto succubi che, in piena emergenza Covid, si è trovato il tempo per accusare Conte di non aver scelto abbastanza esperte tra i 450 cervelloni arruolati nelle task force governative. E il premier, anziché tirar dritto, si è inchinato e ha subito imbarcato un po’ di signore.

Quando poi crediamo di averle viste tutte, ecco essere prontamente smentiti. E veniamo all’ultima follia: le critiche alla modella armena Armine Harutyunyan scelta da Gucci. Qui il sessismo diventa addirittura body shaming. Sui social criticano la maison per aver scelto una “brutta”. Ai più non piace, mentre per i soliti soloni è l’incarnazione della “bellezza non comune”, “splendore della diversità”. Tutto è soggettivo, ma (senza ovviamente scadere nell’insulto) si potrà ben esprime un’opinione a riguardo senza essere linciati? Oggigiorno no.

Nelle ultime ore, però, i difensori della modella devono aver rischiato un infarto quando l’hanno vista fare il saluto romano davanti l’Altare della Patria. Forse, forse, a riguardarla bene, non gli piacerà più così tanto?

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