La donna che si è fatta asportare entrambe le mammelle sane al San Matteo di Pavia – considerata una pioniera della prevenzione chirurgica – ha visto morire di cancro la sua mamma e ha assistito la sorella malata, vittima dello stesso tumore. Non voleva vivere da condannata. Non voleva torturarsi nell’attesa di una sentenza capestro. Non voleva avvelenarsi i minuti, gonfiarli di fantasmi – che forse le realtà peggiori sono quelle che non esistono ma si immaginano e basta

Un giorno di tre anni fa anch’ io, col respiro in gola in apnea d’aria e di calma, ho chiesto all’oncologa (la dolcissima Sarah Elisabetta C.) cosa avrei potuto fare per evitare lo stesso calvario alle mie bambine. Hanno la predisposizione al cancro? Lo svilupperanno da grandi? Cosa si può fare adesso o nell’adolescenza per impedirlo? Capita che i progressi della ricerca medica si rivelino un’arma a doppio taglio, il cosiddetto fattore familiarità – nel caso dello studiatissimo tumore al seno – incombe come “Macchia nera” sull’intera stirpe di una donna. Una mia conoscente che negli anni ha visto mamma e zia ammalarsi e, da poco, anche la sua sorella più piccola, ha ammesso: “In ospedale mi trattano come una cavia da laboratorio. Ogni sei mesi faccio la mammografia e a intervalli regolari mi prelevano dei tessuti dal seno sempre più grandi… sembra che quei dottori non aspettino altro. E quando arriva la diagnosi negativa mi par di leggere nei loro sguardi un senso di sconfitta…”

Sarah Elisabetta mi spiegò che la certezza di familiarità esiste soltanto per il 5 per cento di tutti i carcinomi mammari, tante sono le donne portatrici di mutazioni dei geni Brca1 e Brca2. Due donne su tre del primo gruppo (Brca1) e una su due del secondo sviluppano un tumore al seno entro i 70 anni. E questa è una statistica. Ma gli stessi numeri ci dicono anche che non tutte le donne con queste mutazioni si ammalano!

L’oncologa mi sconsigliò di sottoporre le bambine al test genetico (secondo lei nel mio Dna non ci sono quelle mutazioni visto che sono l’unica donna della mia famiglia ad aver avuto il cancro al seno) e poi mi prospettò l’ipotesi contraria. Se sapessi con certezza che le mie figlie convivono con quel gene potenzialmente malefico cosa farei? Le convincerei entrambe a farsi togliere i seni? A quale età? E che vita vivrebbero in quell’attesa… con quali spettri?

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