La commissione Sanità del Senato sta divulgando i risultati di un’indagine sulle malattie di “rilevanza sociale” fra le quali il tumore alla mammella, le reumatiche croniche e la sindrome da Hiv. Insieme a UNA NOTIZIA BUONA (sta aumentando la sopravvivenza, a cinque anni dalla diagnosi di cancro l’83% è ancora vivo) c’è UNA NOTIZIA CATTIVA: il carcinoma al seno colpisce donne sempre più giovani. Negli ultimi 6 anni fra le 25-44enni si è avuta un’impennata del 28,6 per cento (+ 13,8 per cento fra le donne di altre età). è troppo chiedersi e chiedere COME MAI?

L’indagine fa notare “che queste fasce di età sono escluse dalle campagne di screening anche nei casi di elevato rischio familiare” e calcola che in Italia “si fanno più pap-test che mammografie”. Ossia è emerso che solo una donna su cinque fa la mammografia e una su tre il pap-test. L’abitudine ai controlli non è la stessa dappertutto. La senatrice Laura Bianconi (Pdl) osserva che gli esami offerti dal servizio sanitario nazionale, nelle donne fra i 50 e i 69 anni, al Nord sono stati fatti dall’89 per cento, al Centro dal 75 per cento e al Sud dal 38 per cento. La commissione chiederà al ministero di prolungare lo screening gratuito almeno fino ai 74 anni e di estendere gli esami preventivi anche alle donne giovani.

Il Parlamento europeo ha invitato gli stati membri a organizzare entro il 2016 le BREST UNITS, ossia unità di senologia specializzate nella cura dei carcinomi mammari. Sono reparti “che avranno requisiti precisi – ha spiegato Bianconi – dovranno farsi carico di almeno 150 nuovi casi all’anno ed eseguire almeno mille mammografie. Andrà rivisto anche il sistema dei rimborsi perché a tutt’oggi quadrectomia (l’asportazione di una fetta di ghiandola mammaria) e mastectomia (l’asportazione di tutta la ghiandola) ottengono lo stesso rimborso”.

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