Una donna di 70 anni si presenta al centro di medicina naturale della Usl 11 di Empoli con un vistoso nodulo al seno che stava curando con applicazioni di foglie di cavolo. Aveva letto in un libro di medicina naturale che le foglie fresche di verza applicate sul carcinoma mammario possono modificare la crescita del cancro e farlo sviluppare all’esterno anziché all’interno (ed era quello che stava succedendo a lei).

Il fatto risale a febbraio, l’ha reso noto nei giorni scorsi il direttore della struttura di Empoli, Fabio Firenzuoli, che ha definito la cura del cavolo “una terapia cialtronesca”. La donna si era accorta del nodulo un anno fa e temendo di dover affrontare intervento chirurgico e chemioterapia aveva scelto di affidarsi ai suggerimenti del libro.

“Avrebbe voluto integrare il rimedio del cavolo con qualche altra erba. Non è stato facile convincerla a farsi operare, le abbiamo assicurato che dopo l’intervento l’avremmo seguita con terapie complementari. A volte – riflette il direttore – LA MEDICINA FA Più PAURA DELLA MALATTIA”.

Ammetto che anch’io, prima di scoprire di avere il cancro, evitavo volentieri tutte le medicine. Sono fra le poche della mia generazione che non ha mai preso un aulin, né qualsiasi altro rimedio al di fuori dell’aspirina. Perfino gli antibiotici limitati allo stretto necessario sicchè quando SONO STATA COSTRETTA A OPERARMI la domanda che MI SPIAZZAVA era: “E’ allergica a qualche farmaco?” La prima volta ho risposto: “All’aspirina no”. La seconda: “All’aspirina no e a quello che mi avete dato la prima volta”. Poi le cose sono cambiate, adesso anch’io ho un bell’elenco di farmaci testati da esibire

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