Sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Và a lavarti nella piscina di Siloe (che significa inviato)”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva (Giovanni 9, 6-7)

I miracoli esistono? Affido ai vostri commenti quello che le agenzie filtrano in questi giorni prossimi alla beatificazione di Papa Giovanni Paolo II. Si parla di guarigioni miracolose…  

Il cardinale Stanislao Dziwisz ha rivelato di “essere stato personalmente testimone di tante grazie (non li chiama miracoli) fatte da Giovanni Paolo II, soprattutto sui malati di tumore”. Racconta un episodio accaduto nei giorni che precedevano la celebrazione del quarto anniversario dalla morte (nel 2009): “Un bambino polacco di 9 anni, di Danzica, colpito da un cancro al rene, non poteva camminare,  è stato portato in carrozzina davanti alla tomba di Giovanni Paolo II. Lì ha pregato – ha raccontato Dziwisz – e appena uscito dalla Basilica di San Pietro, ha detto ai genitori stupiti: ‘Voglio camminare’. Si è alzato, e ha iniziato a camminare”.  La notizia è stata riportata dal giornalista di Avvenire, Luigi Geninazzi, che ha ricordato che il miglioramento del bambino fu soltanto temporaneo: “Dopo due anni il piccolo morì ma i genitori custodirono vivo il ricordo di quella grazia particolare”.

 Le guarigioni inspiegabili attribuite all’intercessione di Giovanni Paolo II dal 2 aprile del 2005, data della morte, al 2010 sono ben duecentosettantuno e notizie relative ad altre grazie arrivano continuamente alla Postulazione del Vicariato di Roma e alla Congregazione per le cause dei santi. L’unico miracolo finora approvato è la guarigione straordinaria di una suora francese di 50 anni, Marie Simon Pierre Normand, alla quale nella notte fra il 2 e il 3 giugno 2005, giunse improvvisa la guarigione dal morbo di Parkinson, la stessa malattia di Papa Wojtyla.

Una collaboratrice della Postulazione , Aleksandra Zapotoczny, nel libro «Vivi dentro di noi» (Mondadori) ha raccontato molte storie di grazie ricevute da papa Wojtyla. Fra queste quella di Teresa, colpita da metastasi per un tumore al seno diagnosticato tardi. I medici le avevano dato poche speranze, lei aveva deciso di comprarsi il vestito che avrebbe indossato «per l’ultimo viaggio». Era il 2005, qualche mese prima che il papa morisse. Dopo aver acquistato l’abito, la donna scrisse una lettera a Giovanni Paolo II  che finì poi tra quelle che i segretari sistemarono nel cassetto dell’inginocchiatoio di Wojtyla.

«Quando le forze mi abbandonavano  pregavo il Santo Padre – ha raccontato la donna,  che oggi è viva, in una lettera spedita alla Postulazione –  Il vestito? Da allora lo indosso nelle occasioni speciali, a Natale e a Pasqua”.

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