Per ogni cosa c’è il suo momento,
il suo tempo per ogni faccenda sotto il sole (Qohelet 3,1)

Voglio ringraziare Attilio Speciani,  medico omeopata, specialista in intolleranze alimentari e autore del sito Eurosalus. Ha citato il mio blog nella sua pagina Facebook con bellissime parole. Eh… lo so che non si fa, è autoreferenziale ed è immodesto. Ma il suo apprezzamento mi ha reso felicissima, perché lo ha rivolto al blog più che alla mia professione (che, per quanto soddisfacente, non sempre risponde al mio sentire…). Questo spazio nel web sta diventando davvero importante per me, rappresenta molte cose: è una mia creatura,  è la pagina sempre nuova, è una svolta, è la mia risposta a un qualcosa che mi è successo e che non ho ancora ben capito a fondo.

 Speciani l’ho incontrato la prima volta quattro anni fa: a ottobre avevo avuto la diagnosi di tumore, a dicembre l’avevo cercato. Era stata la mia amica dai tempi del liceo, l’Ale, a darmi l’indirizzo. “Ti rimetterà in sesto, vedrai”.

 Avevo ancora i capelli lunghi e il pianto facile ma soprattutto volevo ancora testardamente scoprire perché mi fossi ammalata. Acquattato in me – più agguerrito del cancro –  c’era quello che Jung definirebbe il “predatore di anime”, il nemico interiore pronto ad approfittare di ogni tipo di ingenuità per divorarti (se preferite potete chiamarlo angoscia, chiodo fisso, ossessione).

 Speciani non mi ha dato la risposta che cercavo ma tanti buoni consigli (re-agire, non saltare i pasti, soprattutto la prima colazione, abbinare proteine e carboidrati, oltre a frutta e verdura, tre volte al giorno, muoversi, proteggersi dallo stress anche con vitamina C e sali minerali), mi ha ricordato che Rita Levi Montalcini ha meritato il Nobel per aver dimostrato che il sistema nervoso, quello immunitario e quello endocrino parlano fra loro come tre vasi comunicanti e che lo stress provoca reazioni infiammatorie a catena.

 E’ riconoscente a suo padre, Luigi Oreste, medico lungimirante che negli anni Quaranta andava dicendo che ogni cancro è differente dall’altro (e come tale andrebbe trattato), come siamo diversi tutti noi.

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