È stata chiamata “radioterapia intelligente”, è un sistema che permette di irradiare i tumori rispettando i tessuti sani. Con un’attenzione in più alla qualità di vita dei malati.

Lo Ieo ha inaugurato questa mattina un nuovo centro di radioterapia avanzata ARC (Advanced Radiotherapy Center) con ambiziosi propositi: quello di “posizionarsi fra i primi 10 centri al mondo” e di riuscire a curare fino a 4.500  pazienti l’anno.

“Questa nuova radioterapia utilizza ‘raggi intelligenti’ – ha spiegato Roberto Orecchia, direttore della divisione di radioterapia – Abbiamo frecce migliori per raggiungere il bersaglio-tumore, che grazie ai progressi dell’imaging, identifichiamo in modo sempre più circoscritto. Focalizzarci sul bersaglio significa risparmiare le aree sane vicine, conservare i tessuti e le funzionalità degli organi e, in alcuni casi anche poter curare lesioni che il bisturi non può raggiungere”.

L’ investimento  per l’apparecchio intelligente “è stato di  25 milioni di euro, di cui 17 milioni per i macchinari e 8 milioni per lavori e impianti – ha dichiarato Carlo Ciani, amministratore delegato –  è un atto coraggioso, in piena controtendenza rispetto al trend attuale in sanità. Noi crediamo  che solo investendo  in ricerca e in tecnologia per la salute si possono anche, nel lungo termine, salvare i bilanci ospedalieri”.

Umberto Veronesi ha aggiunto che “finalmente le cure oncologiche stanno diventando  meno cruente, meno invasive, meno invalidanti. In futuro io vedo un progressivo abbandono del bisturi e la drastica riduzione dei trattamenti chemioterapici a favore di nuovi trattamenti localizzati, come appunto i raggi concentrati ad alte dosi, anche durante la chirurgia, e l’impiego di nuove particelle come i protoni o gli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità”.

Parole sante…
Ci permettiamo una riflessione: i promotori della nuova radioterapia hanno anche proclamato che questa non comporterà “nessuna anestesia, nessuna incisione, nessun dolore, nessuna riabilitazione”.  Uno che non l’ha mai fatta potrebbe anche meravigliarsi (in senso positivo),  ma uno che invece  l’ha fatta, perlomeno negli ultimi otto anni, sa bene che la radioterapia non comporta “incisioni, anestesie e riabilitazione”. Dolore sì però. Parecchio. E soprattutto a effetto ritardato, lo si avverte a distanza di mesi. A me ad esempio è stato spiegato che il danno creato sui tessuti attorno a una mammella irradiata è irreversibile (epperò grazie al lipofilling passa quasi del tutto, ve lo assicuro).
Il giorno che mi presentai alla prima seduta di radioterapia allo Ieo, era  il maggio del 2008, chiesi di poter schermare la tiroide con un collare al piombo (per la dritta ringrazio l’immunologo Attilio Speciani…), ci fu da discutere, la protezione non c’era, arrivò un dottore, ne arrivò un altro, raccontai che dovevo assolutamente  schermare la tiroide e che avrei presentato tutti i certificati medici alla seduta successiva… passai per una rompiballe ma ottenni il mio schermo.

Una mia conoscente, che aveva finito la radio otto mesi prima di me, ha la tiroide completamente fuori uso.

E a voi cosa ha provocato la radioterapia?

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