Avrei voluto anch’io un uomo che mi amasse ‘nonostante tutto’…che scivolasse con me sulle onde, che mi aiutasse a stare in equilibrio,  ma non è andata così. Da allora, dal giorno di quel maledetto intervento, lui non mi ha più desiderata”.

Purtroppo succede. Che un bisturi separi una coppia, che una cicatrice respinga le carezze invece di attirarle, che trent’anni di vita assieme si sfilaccino per un cancro.

Ce lo racconta con estrema delicatezza una lettrice pugliese, 59 anni, che nel tempo libero scrive poesie. È diventata nonna da pochissimi mesi, per questo è di nuovo “straordinariamente felice”. Sotto lo pseudonimo di Giulia, ci dice che quell’uomo che l’ha ‘uccisa più del tumore’ è ancora suo marito ma ora è lei a non amarlo più. “Non è una vendetta, la mia, ma la conseguenza di una consapevolezza: credevo fossimo la metà di una stessa mela, non è così”.

Giulia è stata operata di tumore al seno nel Duemila. È arrivata a Milano per fare l’intervento.
“Neanche mi proposero la ricostruzione (io sì che l’avrei fatta…) forse perché non ero una paziente pagante, chi lo sa… Certo che in quel momento non ci pensi, vuoi stare bene, vuoi vivere. Avevo ancora i cerotti addosso,  era appena uscito il calendario Pirelli, me lo ricordo come se fosse adesso. E lui che sfoglia, ammira e commenta a voce alta assieme ai nipoti di 25 anni!… E io lì accanto, per lui ero già inesistente. Che dire? Non mi è più venuto vicino, non ce la faceva… neanche fossi stata radioattiva. E io?Lo so anch’io che è bello un decolleté florido, ci vivo in mezzo a questa società che mette al primo posto l’estetica e che ha convinto lui più di me.

Sono sempre stata una donna piacevole,  non  appariscente, ho avuto un  discreto numero di corteggiatori, anche da sposata. La cosa mi lusingava, certo, ma non ci ho mai pensato a tradirlo  perchè lo amavo. A un certo punto sono diventata cattiva, ho odiato il cancro con tutte le mie forze perché aveva distrutto il rapporto con il mio uomo, la mia vita.
Mi sono colpevolizzata in tutti i modi, in dodici anni mi sarò comprata 5 o 6 reggiseni tanto chi li avrebbe guardati?

Ho passato sei anni senza amore, morta dentro, uccisa dalla mia illusione: avevo creduto in un’unione forte che invece alla prima vera difficoltà è crollata come un castello di sabbia.

 Fino a quando non è arrivato ‘lui’, ovvero l’altro’ . Sembra una consolazione scontata, un intermezzo banale ma è quello che mi ha restituito la grinta, l’amor proprio, la voglia di andare avanti. Lui più giovane di me, spiritoso, dolce, passionale.  Che mi travolge con il suo sorriso bianco e mi mette le mani fra i capelli, che mi desidera e  mi accarezza.  E cerca il mio seno…

Non ho avuto sensi di colpa, mai. A casa portavo  la mia nuova sensazione di benessere. Dopo tre anni lui è stato trasferito, ogni tanto ci sentiamo al telefono, sempre con piacere e tenerezza. Non so se lo amo, non so se è stata attrazione sessuale o voglia di rinascere. O tutt’e due le cose. Sicuramente non lo dimenticherò.

Ho deciso di scrivere la mia storia perché mi sono sempre chiesta se sia capitato  anche ad altre, di sentirsi rifiutate dal proprio uomo per colpa del cancro. Non cerco una consolazione, non sono nemmeno rassegnata, mi sembra anzi che la mia anima sia diventata  più forte perché sto amando altro: amo la vita, amo la mia nipotina e mia figlia, amo quello che  il futuro potrebbe riservarmi ancora anche se non so cos’è”.

Cara Giulia noi giriamo la sua domanda alle lettrici e ai lettori che hanno avuto un tumore, la ringraziamo per la sua testimonianza, condividiamo la sua voglia di rinascere e le postiamo una canzone

Depende di Jarabe de Palo

 

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