Vi riporto una storia. Una storia con le ali, come il messaggio che racchiude. Si è accomodata nel mio pc,  per due volte nell’arco dell’ultimo mese. Mi è arrivata tramite due corrieri, due persone che non si conoscono tra loro. Deve essere stata stretta nel suo link da viaggio, azzurrino, anche se l’avevo inserita nella cartella “importante”. Credo che questa sia una storia nata per volare…

  Il primo a segnalarmela è stato Stefano Filippi, un caro collega:  “L’ha scritta un mio amico (Davide Perillo su Tracce.it, la rivista online di Comunione e Liberazione), parla di una mamma, è carica di un’intensità umana commovente. Anche se non è a lieto fine, purtroppo, apre a una speranza, poter vivere con serenità e coraggio anche quando non c’è più nulla da fare”.

La seconda volta è arrivata con una mail di Anna S., conosciuta grazie al blog, che della protagonista, Francesca, è stata molto amica.  Francesca è morta a 38 anni per un tumore al seno di quelli che non lasciano scampo.

“Ho pianto tutte le lacrime, ha pianto anche mio marito…” si dispera Anna. Eppure, c’è bisogno di leggerla questa storia con le ali. L’ultimo tratto della vita di Francesca, insegnante di diritto, sposata con Vincenzo, avvocato, conosciuto ai tempi dell’università. E madre di tre bambini. Cliccate qui. Francesca sapeva che di lì a poco sarebbe morta. (“So che la paura non è contraria alla fede, anche Gesù ha avuto paura, sulla Croce, ma è brutta la paura e io non voglio vivere quello che mi resta con la paura nel cuore”). Al marito ha detto: “Devi stare tranquillo, Vince. Sono in pace. Sono certa di Gesù. Non ho paura, anzi. Sono curiosa di quello che mi sta preparando il Signore. Mi dispiace per te, la tua prova è più pesante della mia”. Il marito ricorda che a quel punto si è sentito trasformato, per la prima volta “la paura non morde più”.

Francesca ha chiamato i figli, di 10, 7 e 3 anni, uno per uno. “Guardate, io vado in Paradiso. È un posto bellissimo, non vi dovete preoccupare. Avrete nostalgia, lo so. Ma io vi vedrò e vi curerò sempre. Mi raccomando quando vado in Paradiso dovete fare una grande festa”.

Il giornalista ci racconta che il funerale è stato davvero gioioso,  e che quando Vincenzo ha portato i bambini al “Parco avventura”, il maschio di 7 anni, con l’imbragatura sul ponte sospeso, gli ha chiesto: “La mamma ci vede?” E lui ha risposto: Sì, ti vede. Non avere paura”.

Mentre la storia era ancora senza ali, rinchiusa nel suo link azzurrino, riflettevo – profondamente colpita dai pensieri della mamma di Francesca – che di tutte le meraviglie che si possono augurare ai propri figli, la serenità d’animo che ti dà la fede è in assoluto la prima meraviglia al mondo.

E che la fede non è un regalo, non la si può impacchettare con un bel fiocco.

E che se vuoi insegnare qualcosa ai tuoi figli devi dimostrarglielo con l’esempio.

E che Francesca ha lasciato in eredità ai suoi tre bambini un tesoro vero.

P.S.  Ho appena saputo che questa sera, all’ospedale Sacco di Milano, i medici e gli infermieri che hanno seguito Francesca parleranno della loro esperienza con lei. L’incontro, alle ore 21, è pubblico, si intitola “Uno sguardo meraviglioso”. Cliccate sull’azzurro.

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