Un lettore, Sergio, da Roma, mi chiede che idea mi sono fatta del metodo Di Bella.

Scrive: “Come mai tutta la comunità scientifica non inserisce nei protocolli i trattamenti che sono alla base della terapia Di Bella? Possibile che sia solo una questione di ritorno economico per le case farmaceutiche? Immagino che gli oncologi sarebbero contenti di far guarire le persone, invece che tenerle “appese” con la chemioterapia, o no?”

Gli rispondo in privato e, tempo due giorni, mi capitano sotto gli occhi due notizie che mi avrebbero aiutata a spiegare ancor meglio il concetto di “sistema malato” .

La prima, divulgata ieri da Greenpeace, rivela che un rapporto dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) «minimizza spudoratamente l’impatto delle prime emissioni radioattive del disastro di Fukushima sulle persone che si trovavano nella zona di evacuazione di 20 chilometri, che non sono state in grado di lasciare l’area in fretta». Spiega Greenpeace che l’Oms “avrebbe dovuto stimare l’esposizione alle radiazioni di queste persone per dare un quadro più preciso dei potenziali impatti a lungo termine di Fukushima. Ma il rapporto ha minimizzato l’impatto sanitario parlando di piccoli aumenti percentuali dell’insorgenza di tumori”.

Greenpeace accusa l’Oms di “voler proteggere a tutti i costi l’industria nucleare e di rilasciare relazioni sull’impatto delle emissioni radioattive sulla popolazione solo con l’approvazione dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica)”.
È come se le agenzie per la protezione dell’ambiente facessero correggere alla Fiat i bollettini sull’inquinamento dell’aria…

Il secondo argomento non è nuovo ma è stato riassunto bene domenica scorsa dalla trasmissione Le Iene. Riguarda la cura con le cellule staminali messa a punto da Davide Vannoni e bocciata dal ministero della Salute con l’avallo di una legge europea. Qui potete leggere le storie dei tre bambini colpiti da malattie invalidanti (per le quali non esiste cura!) che hanno ottenuto straordinari miglioramenti con la terapia di cellule staminali. I piccoli hanno dovuto interrompere le cure perchè così hanno deciso il ministero, l’Aifa , l’istituto superiore di Sanità e la Ue. Queste autorità hanno affermato che la terapia “non è sperimentata”, e “non è stata prodotta in laboratorio” (???).

Poi, per fortuna, tre tribunali hanno riconosciuto il diritto alle cure compassionevoli e le famiglie hanno avuto il permesso di far stare meglio i loro figli.

Da dove prende le staminali Vannoni? Dalle ossa del bacino del paziente, le cellule vengono lavorate e moltiplicate in modo tale da aumentarne l’efficacia. Cosa fanno le staminali reinserite? Rigenerano i tessuti, cambiano l’attività delle cellule. Spiega Vannoni: “Se a una lucertola tagli la coda, le ricresce grazie alle staminali, allo stesso modo in cui, queste cellule fanno crescere in noi i capelli, le unghie e tengono giovani i nostri organi. Noi prendiamo questo meccanismo e lo amplifichiamo e lo andiamo a inserire sulle malattie gravi”.

Ecco come Vannoni spiega l’assurdità. “Le terapie sono state interrotte perché non produciamo in un laboratorio farmaceutico. L’Europa ha stabilito nel 2008 che le cellule staminali sono dei farmaci, quindi non sono cose vive, sono delle molecole e vanno prodotte in un laboratorio farmaceutico. Le staminali, però, non sono molecole e se le tratto come tali alla fine o muoiono o diventano inefficaci e questo, purtroppo, è quello che sta succedendo a fronte di una rigidità eccessiva, che impedisce alle terapie con staminali di diffondersi…

Ogni ospedale italiano dovrebbe avere un centro di cura con cellule staminali e lo potrebbe fare con un allestimento bassissimo se fossero, come sono, effettivamente considerate come trapianti. Invece, essendo considerate dalla legge come farmaci siamo costretti ad attrezzare laboratori farmaceutici con milioni di euro e ad aspettare anni per le autorizzazioni”.

Ma non ė assurdo definire farmaci le cellule staminali?
Insiste Vannoni: “Sarebbe come dire che la tua automobile da domani, per mia decisione, è una verdura. Non ha senso. Continueremo la battaglia affinché si possa attuare davvero questa cura senza più ostacoli. Se ciò accadesse, ci sarebbero molte meno persone costrette sulla sedia a rotelle”.

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