Ecco una scoperta, tutta italiana, la proprietà antitumorale del Crm197 – molecola derivata della tossina difterica – che nel nostro Paese è stata giudicata inefficace e in Giappone è sperimentata con successo.

Stanno arrivando dal Sol Levante le prime conferme sull’impiego della molecola nel trattamento del tumore ovarico metastatico. La sperimentazione di fase II, iniziata in marzo, si concluderà alla fine del 2014. Si ė già visto, durante la fase I, che non è tossica e che, al contrario, provoca una reazione immunitaria nell’organismo; infatti, la molecola si aggancia al recettore HB-EGF che compare fitto in molte cellule neoplastiche, tra le quali quelle dei tumori ovarici. In questo modo la massa tumorale diventa particolarmente evidente ed è facilmente aggredita dall’esercito degli anticorpi.

La molecola è stata scoperta in Giappone dal professor Uchida, ma è stato l’italiano Silvio Buzzi a intuirne le proprietà anticancro e a usarla per primo sui malati. La sperimentazione nipponica è condotta dal 2009 dall’allievo di Uchida, Esuke Mekada, che ha confrontato Crm197 in gruppi di controllo sempre abbinandolo alla chemioterapia.

Oggi i giapponesi stanno chiedendo il brevetto del Crm197 anche come antitumorale per stomaco, pancreas, tratto gastroenterico, cavo orale e pelle e per raccogliere la documentazione necessaria sono stati più volte a Ravenna, patria di Buzzi.

La storia dell’anticancro Crm197 affonda le sue radici nell’Italia contadina degli anni Cinquanta. Siamo a Ravenna, in un ospedale di periferia dove i malati di tumore arrivano quasi all’ultimo stadio. Silvio Buzzi è ancora medico di guardia – si specializzerà successivamente in neurologia – affianca il chirurgo in sala operatoria e riflette su un fenomeno molto frequente e, apparentemente, senza spiegazione. I pazienti vengono “aperti e chiusi” perchè non c’é più nulla da fare. Eppure, chi entra in sala operatoria e subisce quel tipo di intervento,a volte vive più a lungo.

Nel libro “Il talco sotto la lampada” (Ares) è lo stesso Buzzi a raccontarci che spesso, le grandi scoperte, nascono da un’intuizione. Nel suo caso, vedendo il chirurgo indossare i guanti e sollevare la polvere del talco sotto la luce della lampada, che l’ambiente della sala operatoria non è sterile. Una ferita aperta, può essere contaminata oltre che dalla polvere del talco anche da batteri. “E ce ne sono di molto potenti” ragiona lui osservando le morti per difterite di giovani e robusti contadini.

Da lì iniziano i suoi esperimenti sulla tossina difterica bollita. “Il Crm197 contiene una parte tossica che si inattiva ad alte temperature, e un’altra che si aggancia alle cellule dei mammiferi attirando a sè tutte le difese immunitarie” spiega Anna Maria, seconda figlia di Silvio Buzzi, anche lei neurologa.

“Il babbo abbandona la professione di medico di famiglia e si specializza in neurologia per avere più tempo da dedicare alle sue ricerche. Pubblica i lavori su Lancet, Cancer Research e Cancer Immunology. Alcuni amici e parenti si offrono volontari per provare l’immunoterapia con CRM197. Uno zio di mia mamma con tumore alla gola fece l’intervento e rifiutò la chemio, provò la tossina modificata e, oltre a guarire completamente, non si riammalò più. Molti altri si fecero avanti, riscontrando remissione o rallentamento della malattia”.

Perchè Crm197?

“È il nome che i giapponesi diedero alla tossina modificata. Anzichè bollirla, i ricercatori la privarono di un aminoacido, il risultato fu lo stesso, si perdeva la tossicità e restava il potere immunitario”.

Perchè subentrarono i giapponesi?

“Silvio non chiese mai il brevetto della sua scoperta, non voleva specularci sopra. Ma questo si rivelò un limite: quando non è possibile sfruttare commercialmente un brevetto, nessuno finanzia le ricerche. Esiste un Crm brevettato, la Novartis lo inserisce nei vaccini della prima infanzia in piccole quantità per renderli più efficaci. Una sostanza può essere brevettata per diversi usi. Il primo a testare la tossina bollita e, successivamente, il Crm197 come anticancro è stato Silvio”.

Ci racconti come andò la storia.

“Quando Silvio seppe che la Novartis inseriva nei vaccini il Crm 197 chiese all’azienda di poterne disporre per i suoi esperimenti. La Novartis ha sempre regalato piccole dosi di Crm197 a mio padre che lo usava in laboratorio e su conoscenti ammalati, ormai abbandonati dalle terapie convenzionali. Nel 2005 il ministro Livia Turco si impegnò a regolamentare le sperimentazioni “fai da te” e affidò questa del Crm197 anticancro all’ospedale di Empoli, il San Giuseppe, sotto la guida dell’oncologo Gian Maria Fiorentini”.

Fiorentini testò la molecola su 22 malati di melanoma, dal 2006 al 2009. Al termine della sperimentazione valutò che la terapia non aveva dato alcun beneficio e parlò di effetti collaterali da “dose massima”. La famiglia Buzzi, delusa, si accorse che non erano state rispettate le indicazioni del padre riportate su Lancet, “nelle immunoterapie le dosi non vanno aumentate”.

“Il rammarico è che non ci fu rispetto del protocollo applicato da mio padre né negli schemi né nelle dosi somministrate che, in particolare nelle terapie immunologiche (come i vaccini), non vanno incrementate nel tentativo di aumentare l’efficacia (come può succedere con la chemioterapia)” spiega incredula la figlia.

Le polemiche ebbero uno strascico doloroso. Ma non si riuscì più a tornare indietro. Come per la sperimentazione Di Bella, i fogli dell’Istituto superiore di Sanità, bollati e controfirmati, hanno avuto più forza della voce dei malati.

E oggi la famiglia Buzzi, che non ha mai visto decollare in Italia la sperimentazione del Crm197 in oncologia, assiste da lontano alla gloria dei giapponesi, “felice comunque che una scoperta del loro babbo stia prendendo il volo nel resto del mondo”.

La Fondazione Buzzi si sta ora concentrando sulla seconda intuizione di Silvio: il Crm197 come arma contro la placca aterosclerotica.Anche questa scoperta avvenne per caso, ad opera dello stesso Buzzi, che si accorse della riduzione di placca in pazienti che assumevano il Crm197 per fermare i tumori.

Il lavoro, su malati in osservazione dal 2000, fu pubblicato su Therapy nel 2007. “Stiamo lavorando per attivare una sperimentazione in questo campo- rivela Anna Maria Buzzi- Si è fatto avanti un importante centro lombardo.Vedremo…”

C’è qualcosa che vorrebbe dire a voce alta?

“Le rispondo con una citazione tratta dal libro del babbo… se un’idea non ha una nascita illustre nei quartieri più aristocratici e non è figlia legittima di genitori di razza, sbuca imprevista in un luogo umile e oscuro, ha un genitore soltanto e anche privo di referenze, è praticamente figlia di ignoti. In condizioni così precarie la neonata potrà sopravvivere e svilupparsi nonostante la lontananza da quel naturale seno materno che è un grande istituto? La comunità scientifica che si dichiara sensibile al miglioramento della vita dell’uomo, che cura la rapida diffusione dell’informazione nel mondo, che si dice libera da pregiudizi, avrà orecchi per intendere una flebile voce che chiama fuori dal tempio? Io voglio crederci ancora”.

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