Abbiamo girato a Gianfranco Merizzi, presidente Medestea (l’azienda farmaceutica che investe su Stamina) le domande dei lettori: “Se le infusioni di staminali mesenchimali danno risultati, talvolta eclatanti, perché non presentare uno studio con pochi casi, ne basterebbero 5 o 6, alla comunità scientifica?”

“Al momento abbiamo le bozze  per  due pubblicazioni che però non abbiamo volutamente inviato ad alcuna rivista, si tratta di un solo caso di Sma e di uno di malattia di Niemann Pick.  Due soli casi non verrebbero mai accettati da riviste importanti, scateneremmo le critiche di chi già ci è contro.

Riteniamo invece molto più produttivo terminare di raccogliere i dati clinici  su tutti e 40 pazienti attualmente in cura a Brescia, aggiornati alla fine di settembre, indipendentemente dal numero di iniezioni somministrate, dati che in questi giorni sono presentati al TAR che ne ha fatto specifica richiesta.

Questi dati sono stati raccolti e i risultati redatti da tre neurologi che sono andati nelle abitazioni di ciascun  paziente per accertarne l‘evoluzione dello stato clinico e per raccogliere documentazione medica.
La documentazione darà origine ad una o più pubblicazioni, di valenza e portata certamente più ampie rispetto a quelle della eventuale pubblicazione di due soli casi”.

Dopo il rifiuto della domanda di brevetto in Usa avete girato la richiesta a qualche altro Paese?

Il brevetto  per essere accettato in Usa, avrebbe dovuto essere integrato con alcune informazioni di maggior dettaglio, che non si è ritenuto opportuno fornire in quella sede. Continuiamo a pensare che non sia conveniente rendere pubblico l’intero know-how della produzione cellulare,  dato che cadrebbe subito nelle mani di quelle organizzazioni che offrono attualmente trattamenti con cellule staminali (in parte embrionali, in parte fetali, in parte da sangue midollare o addirittura periferico), lucrando pesantemente sui  pazienti, che pagano fino a 30mila dollari ad iniezione, per risultati il più delle volte inesistenti.
Preferiamo mantenere per il momento coperto da confidenzialità il metodo completo, per riservarne la sua divulgazione  in occasione degli step registrativi o di accordi a livello governativo in Italia, o più probabilmente all’estero. L’opportunità di depositare un brevetto potrà essere presa in considerazione a seconda di come si svilupperanno gli eventi”.

Come interpretate il silenzio del ministro sulla sperimentazione?

La nostra opinione è che la risposta sarà quella di “non procedere con la sperimentazione” , bisognerebbe però chiedere direttamente al ministro (anche noi siamo in attesa di risposta, ndr).

La nostra conclusione si fonda sulle seguenti  osservazioni:

1) Il ministro ha nominato un comitato scientifico con funzione consultiva ma 8 componenti su 13 si erano già pesantemente espressi nei confronti della terapia e di Vannoni.

2) Il  comitato si è rifiutato di accettare l’intervento di una Cro  (Contract Research Organisation)  internazionale, che garantisse trasparenza ed obiettività nella conduzione della sperimentazione.

3) Dopo la consegna del protocollo all’Istituto superiore sanità da parte di Vannoni, Stamina non è più stata coinvolta  nelle riunioni del comitato, contravvenendo alle specifiche assicurazioni  e garanzie espresse dall’onorevole Pierpaolo Vargiu, relatore in Parlamento.

4)  Il ministro stesso,  pochi giorni fa,  ha comunicato a Sandro Biviano, uno dei fratelli che dal 13 luglio hanno costituito un presidio in piazza Montecitorio, che non concederà la terapia Stamina  né a lui  né agli altri componenti della sua famiglia, tutti affetti dalla stessa patologia ad esito infausto, anche se la terapia dovesse risultare efficace”.

 

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