Biagio Tortorelli è partito ieri da Matera. In camper. Destinazione: Spedali di Brescia. Ci ha infilato dentro la sua vita su quel pullmino: la figlia e il nipotino malato di Niemann Pick, Daniele, sette anni.

Daniele che doveva morire tre anni fa per la milza troppo grossa e le piastrine rasoterra. Abbiamo parlato di lui qui. Daniele che poi ha ripreso a respirare da solo dopo le iniezioni di cellule staminali, ha messo su peso e “non ce n’è in giro di bimbi con la Niemann Pick vecchi come lui”. Daniele che aveva commosso Giorgio Napolitano e, quando per Stamina era iniziata la buriana, aveva ottenuto, grazie al presidente, altre cellule staminali ( preparate a Monza ). Che però non gli avevano fatto granchè. E non veniteci a dire che un nonno e una mamma non ci capiscono niente. Perchè furono anche i medici a notare la differenza. Dove sono ora quei medici?

Biagio nei giorni scorsi si chiedeva perchè Guariniello non l’avesse chiamato a testimoniare e tuttavia avesse messo a verbale che lui e la figliola “erano stati raggirati”. Da chi? Che dice il procuratore? “Ci andrò da solo in procura, ma ora Daniele sta male, si è aggravato…”

Biagio ha macinato chilometri con lo sguardo fisso alla meta. Gli Spedali civili di Brescia. Sapeva già che la sentenza d’urgenza di Marsala – che stabiliva per oggi le infusioni per un altro bimbo, il piccolo Gioele – era stata sospesa. L’ospedale aveva opposto un reclamo: infusioni slittate. Il balletto inscenato da chi decide per noi è sempre più spesso un girare a vuoto. Retorica, scuse accampate, omertà.

Ma Biagio spera ancora, preme l’acceleratore del camper, perchè la speranza l’ha conosciuta (come di Stamina, può dire di averne fatta esperienza.)

Alle 10 del mattino davanti agli Spedali c’è il picchetto delle famiglie, venticinque, forse di più. Chi poteva ha portato i bambini. Ci sono gli striscioni, c’è un sole luminoso che scalda i cuori.

L’ospedale è blindato, custodito come un forziere da poliziotti in divisa, agenti della Digos in borghese, camionette. Neanche un raduno dei centri sociali verrebbe così presidiato. Biagio ferma il camper, in mano ha l’ordinanza che gli salverebbe il nipotino, la mostra al primo poliziotto. È scortato fin dentro l’ospedale. Sì, gli uomini armati sono lì per lui. Per quelli come lui. Sei genitori con il provvedimento del giudice per far star meglio i loro figli. La Costituzione parla di diritto alle cure per tutti, ma per Daniele non c’è mai stata nessuna terapia tranne Stamina che l’ha tirato su una volta quando stava per morire (“e chissenefrega se deve continuare a fare le infusioni per sempre, non facciamo così con le altre medicine? E quanto vivrà Daniele?”)

Gli agenti schierati davanti all’ospedale. Come a dire: non ti salti qualche grillo per la testa. La cura che tu vorresti per migliorare la tua vita è PROI-BI-TA, più dell’alcool, più della droga, più del gioco d’azzardo.

Allo otto di sera Biagio è sfinito, ha la voce rotta, è molto provato. “Daniele stava malissimo, dopo il viaggio. È stato ricoverato, i medici gli hanno fatto un prelievo, volevano tenerlo in osservazione in pronto soccorso ma ha le difese basse, abbiamo chiesto che stesse in reparto, in pediatria. Non gli faranno altro, non c’è niente per lui. Di infusioni non se ne parla. Domattina andrò anch’io a denunciarli tutti…”

Così è andata. Con i genitori che hanno denunciato i medici e l’ospedale e il suo direttore. Con Marino Andolina (medico, capace di infondere le cellule) e la biologa presenti, ma rifiutati. E non sia mai, ci scappi qualche grido rabbioso di troppo, tanti poliziotti.

E che questa rabbia, ora, ci svegli tutti.

Il ministro Lorenzin dov’è? A Roma. Questa storia non la riguarda ( così ci ha detto il portavoce). La sentenze dei giudici chiamano in causa il responsabile dell’ospedale, Ezio Belleri, giustappunto nominato direttore generale qualche giorno fa ( prima era commissario straordinario).

Domani, sfogliando i giornali troverete le dichiarazioni di Belleri, neo direttore generale dell’ospedale: “Ho la certezza di aver agito in assoluta buona fede e di aver fatto tutto quello che era nelle mie possibilità e nell’interesse dei pazienti. Oggi abbiamo anche ricoverato due ‘bambini di Stamina…”

Non c’è limite e non c’è vergogna.

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