Questa mattina, Federico Mezzina, il bimbo di tre anni e mezzo con il morbo di Krabbe, ha ricevuto le cellule staminali. A fargli le iniezioni, una lombare e una endovenosa, è stato Marino Andolina, nominato da un collegio di magistrati del tribunale di Pesaro “ausiliario del giudice”. Per la sentenza, il vicepresidente di Stamina (al momento indagato e non condannato nell’indagine del procuratore Guariniello) ha potuto scegliere i medici che praticassero le infusioni. “Non si è fatto avanti nessuno – ha spiegato Andolina – e avendo esperienza professionale e titoli, mi sono offerto io”. Senza l’anestesista, però. “C’è stata la candidatura di un professionista di Verona, esperto in pediatria, che ho molto apprezzato. Ma quando ho visto Federico e valutato la situazione, ho ritenuto di non scomodare il collega veneto”.

Come ha trovato Federico?

“Un altro bimbo rispetto ad aprile. Ora è più rigido e non è riuscito a tirar su la testa da solo…”

Eppure, dalle foto dell’inverno scorso che lo ritraevano sorridente con il fratellino, non si capiva che fosse un bimbo malato.

“Infatti. Federico aveva fatto sette infusioni e manifestato notevoli progressi. Il morbo di Krabbe però è una brutta bestia, per ottenere risultati Federico dovrebbe fare un’infusione ogni 45 giorni, al massimo due mesi”.

Ci racconta come è andata a Brescia?

“Giovedì ho trascorso la giornata fra i corridoi dell’ospedale. Federico era arrivato con i genitori e alcuni amici di famiglia. Avevo con me la sentenza, c’era anche l’ufficiale giudiziario ma il direttore, Ezio Belleri, si era opposto subito. Pretendeva ulteriori delucidazioni scritte dal presidente del tribunale, Mario Perfetti“.

La sentenza di quel tipo non gli bastava?

“Evidentemente no. Ma io avrei chiamato i carabinieri…”

E dunque li ha chiamati?

“Non c’è stato bisogno. E mi stupisco io per primo. Ieri mattina ho spiegato al direttore che la procedura sarebbe stata semplicissima. Le cellule per Federico sarebbero state scongelate dalla biologa, lei ne avrebbe testato la vitalità. Non avremmo avuto bisogno del responsabile di laboratorio perchè quel lotto era già stato controllato”.

E poi?

“Belleri ci ha pensato su un paio d’ore. E alle 14 ha acconsentito che programmassimo il day hospital per questa mattina. La biologa Erica Molino ha valutato che la vitalità delle staminali era del 96%, così ho fatto le due iniezioni a Federico”.

Morale: una sentenza importante unita al buon senso ha permesso di rispettare un diritto. Ci piace pensare che il direttore Ezio Belleri abbia ragionato sul fine della struttura che governa, che è quello di fare il possibile per salvare le vite.

La pagina Facebook della mamma di Federico, Tiziana Massaro, è stata un crescendo di manifestazioni di gioia dal primo pomeriggio quando nonno Felice ha avvertito via Facebook: “Infusione fatta. La vittoria è vostra”.

È lei, Tiziana, l’avvocatessa che ha sviscerato le leggi e raccolto tutte le prove documentali per sè e per le altre famiglie. Perchè, ricordiamolo per l’ennesima volta, i magistrati non invadono il campo altrui quando si occupano di salute e di scienza ma FANNO RISPETTARE I DIRITTI. In questo caso il supremo, quello PER LA VITA. ( Sostenere il contrario è come se un ladro insinuasse che il giudice che lo condanna non ha competenza in materia di furti perchè non li ha mai commessi).

Cosa succederà adesso: chi e che cosa garantirà agli altri malati lo stesso diritto a VIVERE con dignità?

“Basterebbe che l’ospedale rispettasse le sentenze ( sul diritto alla cura e sulla continuità terapeutica come da legge Balduzzi) – ricorda Andolina – basterebbe ricordare che tutte le 400 infusioni finora praticate non hanno provocato alcun effetto collaterale”. Già, come ha fatto il responsabile della Oncoematologia pediatrica di Brescia, Fulvio Porta, quando ha stupito i consiglieri regionali al Pirellone di Milano spiegando loro che “nelle fiale ci sono cellule staminali, non olio di serpente”.

Invece, giovedì, qualche ora dopo la nomina straordinaria di Andolina, il Consiglio superiore della magistratura (Csm) è intervenuto sulla decisione dei giudici di Pesaro inviando un fascicolo alla procura generale della Cassazione, che esercita potere disciplinare nei confronti dei magistrati.

E poco fa, il presidente del tribunale di Pesaro, Mario Perfetti ha commentato così la decisione presa a favore del piccolo Federico: “Ogni diversa scelta avrebbe portato, come i fatti hanno dimostrato, alla concreta disapplicazione all’infinito dell’ordine del giudice, e ad al pregiudizio della salute del paziente”. E dunque: “Di fronte all’evidente tentativo di condizionare, con accuse tanto gravi quanto gratuite, l’azione del Tribunale, ho già inviato al Csm e al Pg della Cassazione una nota esplicativa della vicenda, sollecitando un pronto intervento a tutela dell’organo giudiziario”.

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