Sabato mattina La Stampa, versione cartacea, è andata a ruba. Un’intera pagina dedicata al metodo Di Bella con tanto di richiamo in prima, “Tumori, torna la cura Di Bella, migliaia di pazienti dal figlio”. Qui la versione online.

La cronaca non è tale se non racconta la realtà. E la realtà rivela che sono migliaia le persone che hanno scelto e continuano a scegliere di curarsi il cancro a proprie spese, rifiutando il protocollo ufficiale. Quando succede?

Quando il “protocollo” disattende le promesse (prevenire o far sparire le metastasi) e il malato si ritrova con il tumore ancora vitale.

È un atteggiamento logico e umano. Ci sarebbe da stupirsi del contrario. Non si torna (quasi mai) dal fidanzato (o dalla fidanzata) che ci ha traditi, non si capisce perchè si dovrebbe ripetere un protocollo farmacologico che ci ha già deluso, promettendoci una remissione che non si è verificata, oltrettutto al prezzo di effetti collaterali devastanti e con una pessima qualità della vita.

Un medico che ci segue e si interessa a noi dovrebbe essere il primo a incoraggiare la nostra seconda scelta.

Obiezione: anche se la seconda scelta non è stata approvata dalla comunità scientifica (vedasi bocciatura nel 1998)? Torniamo sempre al nocciolo. Un malato è disposto a riconoscere l’autorità della comunità scientifica se da questa non viene tradito.

Chi è alle prese con una recidiva ha già visto il re nudo. E comincia a farsi qualche domanda: perchè la chemioterapia che propone Di Bella deve essere più tossica di quella del protocollo, quando Di Bella ne prescrive una dose minima? Perchè l’antiestrogeno va bene se c’e la richiesta dell’ospedale e non se c’è la ricetta del dottor Di Bella? Perchè si continua a negare l’effetto della somatostatina, quando il premio Nobel Andrew Schally ne descrive gli effetti sui tumori al seno tripli negativi e altri come il glioblastoma? Cliccate qui. Perchè quando l’Airc ha bisogno di soldi con il 5 per mille o con la vendita di azalee ripete da anni sempre lo stesso successo della ricerca e cioè che le leucemie promielocitiche si curano bene grazie all’acido retinoico ( guarda caso il primo che lo utilizzò fu Di Bella senior)? Possibile che non esistano altri successi della ricerca contro il cancro?

Torniamo alle cronache.

I fatti dicono che molti malati di tumore scontenti approdano alla terapia Di Bella.

I fatti ci dicono anche che, con questo metodo, qualcuno si libera dalla malattia per sempre, qualcun altro no. Ma sempre, a sentire i diretti interessati, senza effetti collaterali devastanti (qualcuno leggero) e con un’ottima qualità della vita.

Qual è la reazione del mondo scientifico a questi fatti? Inspiegabilmente scomposta e irrazionale. Marco Geddes da Filicaia, uno degli esperti che bocciò la sperimentazione nel 1998, intervistato da la Stampa, è certo: “Il trattamento è variegato (…), contiene sostanze il cui beneficio è provato solo per altre patologie, nessuna efficacia ne è stata mai dimostrata contro i tumori e questo è bene che la gente lo sappia prima di affidarsi ancora a questo tipo di terapia…”.

Sì, sì, Geddes da Filicaia dice proprio che “non è mai stata dimostrata l’efficacia di queste sostanze contro i tumori”. Ma come? Il chemioterapico in dosi ridotte, l’antiestrogeno, la somatostatina, l’acido retinoico e le vitamine e la melatonina?

Come si può credere a Geddes da Filicaia?

Il giorno dopo la pubblicazione dell’articolo, sono piovute reazioni ancor più esagerate. Carmine Pinto, presidente dell’Associazione italiana oncologia medica (Aiom) , fedele al suo cognome, ha aggiunto colore: “Il metodo, oltre a risultare non capace di fermare il tumore, può dare problemi di tossicità, soprattutto se i medicinali vengono somministrati in combinazioni non adeguate e per periodi continuativi”.

Già, lo sanno anche i bambini che i medicinali non si devono “somministrare in combinazioni non adeguate“. Con questo insistere sulla tossicità non possiamo fare a meno di ricordare i caduti da polichemioterapia, mai nominati nelle statistiche, deceduti ufficialmente per “scompenso cardiaco”.

Il mio pensiero vola alla mamma di un’amica, la mamma più bella del golfo del Tigullio, resa prima dipendente da una sedia a rotelle ( effetto del cisplatino neurotossico) e poi ammazzata da continue flebo di chemio “nella speranza di eliminare le metastasi”. Il reato è avvenuto in una prestigiosa clinica milanese proprio perchè le chemio sono state pagate migliaia di euro. Intendiamoci, non è reato chiedere la parcella per le chemio (se si versano le tasse), è reato però illudere i malati, nasconder loro la verità pur di lucrare e infierire su corpi devastati. Quanti casi simili nelle cliniche private e non? Quante morti da scompenso cardiaco?

E invece di guardare la trave, Aiom si preoccupa di “evitare che cure che non hanno fondamento scientifico prendano piede” ( ma perchè se le scegliamo e le paghiamo?) e invoca “più controlli da parte degli organismi sanitari, come gli ordini dei medici, ma anche della magistratura”. Sì, avete capito bene: controlli. Dice cosi: “Perchè i medici hanno libertà di acquisto dei farmaci non ospedalieri e possono somministrarli in combinazione con altri medicinali”.

L’antifona è chiara come la luce di luglio: i medici non devono essere liberi di prescrivere farmaci e combinarli fra loro. Ecco perché li si minaccia, si vuole disporre di un nutrito esercito di schiavetti. Ė il cancro che fa gola…come il petrolio (infatti, non siamo liberi di circolare su auto elettriche).

Torniamo alla cronaca. Dopo aver letto le affermazioni di Geddes da Filcaia e di Pinto, Giuseppe Di Bella ha replicato: “Il presidente Aiom afferma che il Metodo Di Bella (MDB) è ‘assolutamente inconsistente a livello clinico e scientifico ma …non è l’unica cura spacciata per miracolosa… ‘ Chiediamo all’esimio presidente di dimostrare che non vi sono documenti su Mdb e in quali circostanze, il prof Luigi Di Bella o il sottoscritto avrebbero presentato il metodo come cura miracolosa”.

Di Bella ha poi ricordato le 11 pubblicazioni su 742 casi che hanno positivamente risposto a Mdb tra cui 20 carcinomi mammari e 16 tumori prostatici non operati, non chemio-radiotrattati, in remissione, curati solo con Mdb.

Infine una bella notizia.

È stato consegnato ad Adolfo Di Bella, secondogenito di Luigi, il premio letterario internazionale per il miglior libro dell’anno 2014, settore Etica, Medicina, Società per la biografia del padre “Il poeta della scienza, vita del Prof Luigi Di Bella. Cliccate qui.

È un libro che vale davvero la pena di leggere.

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