La notizia di oggi è che il comitato scientifico nominato dal ministro, dopo sette mesi di lavoro, ha bocciato la possibilità di sperimentare Stamina. Secondo gli esperti “non ci sono i presupposti per testare il metodo”. Che è come dire “non ci sono i presupposti per indagare: vietato conoscere”. Illogicità allo stato puro. Anzi, a-scienza.

Se le maestre delle elementari ragionassero così, quanti analfabeti ci sarebbero in giro?

Attendiamo di leggere la relazione che, al momento, non è stata firmata dagli esperti stranieri.

Sappiamo però che Stamina Foundation ricorrerrà al Tar una seconda volta. Da un lato perchè c’è una legge votata dal Parlamento italiano, la 57 Balduzzi, che prevede che Stamina si debba prima sperimentare e poi, eventualmente bocciare. Dall’altro perchè, ha ricordato Davide Vannoni, il tribunale amministrativo che considerò “di parte” il primo comitato, chiese espressamente che al tavolo venisse convocata Stamina Foundation per chiarire alcuni aspetti”. E la cosa non è avvenuta.

Che il parere di questo comitato non risolva la questione lo sa bene anche Ezio Belleri, direttore degli Spedali di Brescia: “Serve ora un intervento legislativo, perchè non si ripeta quello che è successo”. Belleri, a differenza di Lorenzin, non si stupisce delle sentenze che impongono le infusioni ai malati: i provvedimenti fioccano perchè c’è una legge che li prevede, la 57.

Beatrice Lorenzin, invece, ha dapprima salutato la decisione del comitato con espressioni inappellabili: “Il verdetto del comitato non ha possibilità di appello”. E: “Questo metodo non ha i requisiti di efficacia per poter iniziare una sperimentazione” E: “Se non emergono altri elementi la sperimentazione non si farà”. Ops, e la legge? Lorenzin la chiama “decreto”: “La via è quella della soppressione del decreto”.

Epperò bisogna prima votarla la soppressione di una legge. E che lo faccia l’intero Parlamento. Non basta la (sua) parola.

Addolorata la mamma di Daniele Tortorelli, il bimbo di otto anni, malato di Niemann Pick che ha tratto enormi benefici dalle infusioni e ora è condannato da una malattia orfana di cure a peggioramenti costanti. “Mio figlio buttato a mare dal suo Paese che cerca di salvare gli immigrati”.

La famiglia Tortorelli ha presentato una denuncia alla procura della Repubblica quando scoprì di essere inserita fra le “persone offese” nell’ambito dell’indagine di Guariniello. Insieme alla denuncia, i referti di alcuni specialisti. Che, come quelli degli altri pazienti che hanno fatto le infusioni, sono da sempre ignorati da chi è chiamato a valutare Stamina.

Deluso Marino Andolina, vicepresidente di Stamina Foundation: “Neanche il nuovo pool di esperti ha valutato i risultati e i dati clinici dei pazienti, nessun malato è mai stato interrogato. La prima commissione aveva scritto cose che a me parevano assurde sui rischi legati al metodo. Ora non sappiamo ancora perchè è stata presa questa decisione, ma sappiamo che i pazienti non sono stati presi in considerazione. Del resto, chi in passato ci ha provato, è stato cassato in malo modo”. Chiaro il riferimento a Mauro Ferrari, presidente e Ceo del Methodist Research Institute di Houston, il nostro cervello italiano famoso per le ricerche sulle nanotecnologie e nel campo della bioingegneria a cui Lorenzin chiese indietro i soldi del biglietto aereo.

Continua Andolina: “Avevo scritto al presidente del comitato, Michele Baccarani, chiedendogli di convocarci perchè il protocollo che stavano esaminando non è quello applicato a Brescia ma è quello modificato per renderlo conforme a un laboratorio Gmp, e dunque senza la fase di maturazione nell’acido retinoico. Ma senza successo”

Nei mesi scorsi ho chiesto anch’io a Michele Baccarani se il comitato avesse previsto di valutare gli effetti delle infusioni sui malati e i loro esami. La risposta è stata: “Sinceramente non so, chiederò al ministero”.

Ma il portavoce di Lorenzin ha assicurato: “Il ministro non parla con Baccarani”.

La morale, stavolta, scrivetela voi.

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