Perché i farmaci contro il cancro sono sempre “allo studio” e, dunque, da finanziare? Che fine hanno fatto le molecole approvate dieci, venti o trenta anni fa? Quelle che hanno superato le prime due fasi (tossicità e efficacia), in taluni casi anche la terza (test su ampie popolazioni)?

Visto lo stato del cancro,
visto che
nel 2014 ci sono ancora tumori incurabili (cervello, pancreas, alcuni del polmone e del sangue, quasi tutti i metastatici),
visto
che non sappiamo affrontare le forme aggressive nè impedire le ricadute,
visto che ci sono malati che non rispondono alle terapie…ci possiamo permettere di fare gli schizzinosi? E dire, di una molecola già testata, “questa no, non entra nel protocollo”?

Vi lascio leggere l’interessante inchiesta di Jake Bernstein pubblicata su ProPublica nell’aprile scorso, quindi ripresa da Stefano Pravato per comedonchisciotte. org e segnalataci dal lettore Ivano, che, pubblicamente, ringrazio.

Dallo studio sull’aspirina che riduce la mortalità nelle donne operate di tumore al seno, all’importanza di assumere un anti-infiammatorio (Fans) prima e dopo un intervento di tumore, al betabloccante (usato nell’ipertensione) che potrebbe limitare la proliferazione maligna, alla metformina, impiegata nel diabete, che riduce le recidive. Ecco i farmaci “orfani finanziari”, finiti nel dimenticatoio per via del loro brevetto scaduto: non sono più appetibili da chi fa ricerca (le Big Pharma), eppure i presupposti – una dimostrata attività anti tumorale – ci sono.

È il sistema, bellezza. (Ma cosa aspettiamo a cambiarlo?)

Se per far approvare un farmaco anticancro occorre almeno un miliardo di dollari, l’azienda “sostenitrice” pretende in cambio gli introiti del brevetto. Ecco perché, contro i tumori, il già noto è spazzatura e ci  sentiamo raccontare da decenni che “si stanno mettendo a punto armi target nella lotta contro il cancro”.

E quando la smetteremo di dire che è scientifico solo quello che è monetizzabile?

Bernstein ripercorre la malattia di Michal Retsky, fisico, impegnato nella ricerca sul cancro dai primi anni ’80. Retsky è riuscito a fermare un tumore al colon diffuso con la chemioterapia a basse dosi giornaliere (metronomica).

L’autore ricorda che sia la metronomica che l’aspirina non rendono: “Per qualche ragione, un farmaco che potesse essere brevettato otterrebbe subito un trial randomizzato, mentre l’aspirina, che ha proprietà sorprendenti, resta inesplorata perché si tratta di un rimedio cardiovascolare da pochi centesimi”, ha detto Michelle Holmes professore alla Harward Medical School

“Se anche stiamo vincendo la guerra al cancro, non la stiamo vincendo così in fretta”, spiegano Vikas Sukhatme, rettore della Harvard Medical School, Beth Israel Deaconess del Medical Center di Boston e Victor J. Aresty, professore di Medicina della stessa università.

Global Cures, la non profit che recupera i vecchi farmaci

Sukhatme e la moglie, Vidula, epidemiologa, hanno creato una nuova struttura non profit, Global Cures, per promuovere trattamenti alternativi che hanno poca probabilità di attirare l’interesse commerciale delle aziende farmaceutiche.

Per aiutare i pazienti e i loro medici, la non profit recupera le promettenti terapie orfane che hanno avuto riscontro in studi su animali e con dati umani, seppur limitati, e cerca di trovare i soldi per gli studi clinici.

Vi auguro una buona lettura, non perdete le valutazioni sulla metronomica e quelle sull’importanza di assumere i farmaci in certe ore del giorno e della notte. Guardate anche i dati sull’infiammazione, direttamente proporzionale alle ricadute.

Quante cose non ci dicono: con un Fans prima e dopo l’intervento si riescono a ridurre le recidive precoci di 5 volte!

Terapie a basso costo

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