Abbiamo appreso in questi giorni che gli imputati del caso Stamina, al momento sei su 13, patteggeranno in cambio di uno sconto di pena. Nel caso di Davide Vannoni, che rischia più di tutti gli altri, il rito abbreviato comporterà una pena “al di sotto dei due anni”.

Se pm e giudice saranno d’accordo, l’inchiesta, per chi patteggia, si concluderà il 3 febbraio. Per gli altri si andrà a processo. Al momento pare che intendano rinunciare al patteggiamento Gianfranco Merizzi, patron di Medestea e Marino Andolina, vicepresidente di Stamina. Ma le carte si potrebbero sparigliare ancora nelle prossime ore.

Per ottenere lo sconto di pena gli avvocati di Vannoni hanno promesso di far cessare in Italia e all’estero l’attività di Stamina e di ritirare il ricorso al Tar del Lazio, quello che Vannoni aveva presentato contro la decisione del secondo comitato di esperti.

Prima riflessione: Vannoni, accusato di reati gravissimi, patteggia e a questo punto immagina ( o qualcuno gli fa credere ) che le cose per lui si metterebbero meglio rinunciando al ricorso al Tar. Se davvero ha commesso tutti questi reati che peso può avere, ai fini della sua riduzione di pena, ritirare un ricorso Tar?

Immaginiamo che il tribunale amministrativo valuti, per la seconda volta, che gli esperti non sono stati obbiettivi, vorrebbe dire che tutto l’ambaradan scientifico che ruota attorno a Lorenzin, è impastato di conflitti di interessi. E, piaccia o no, data la risonanza dell’argomento, l’eco arriverebbe lontano.

Chi ha paura del Tar?

Ma poi è lecito patteggiare fissando “un prezzo”? O mettere sul tavolo una moneta di scambio?

Sul divieto di esportare Stamina all’estero ci chiediamo in quali Paesi vigerà: funzionerà anche in India? O in Cina?

Da un lato crediamo anche noi, come ha scritto Guglielmo Pepe sul suo blog, che il processo contro Stamina è già stato scritto.

Vi propongo la riflessione di un papà, Giampaolo Carrer, che in questa storia ha perso tempo, denaro, fiducia. La sua Celeste – come tutti i bambini di cui si ha notizia – era migliorata grazie alle infusioni, ed è peggiorata quando ha dovuto interromperle. Nessuno mai, tra tutti gli esperti, si è degnato di sfogliare le cartelle sullo stato di salute, prima e dopo le terapie. Avrebbe voluto farlo Mauro Ferrari, presidente e Ceo dello Houston Methodist Research Institute, scelto dallo stesso ministro alla guida del secondo comitato, ma allontanato subito, quando ha manifestato la sua volontà di incontrare i malati.

“Cosa c’è di peggio che arrivare a sequestrare le nostre cellule, ( in frigorifero a Brescia, con i lucchetti ci sono cellule prelevate dal mio midollo ) pur di non far rispettare la legge e togliere a bambini gravemente malati l’unica terapia in grado di dare loro un sollievo?”

Cosa c’è di peggio?

È oltrettutto strano che la parte lesa, in questo processo, sia formata da genitori e pazienti che vorrebbero riprendere i trattamenti incriminati
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Ed è assolutamente in-giusto che – soltanto ai danni di questi malati alcuni gravissimi e orfani di cura – non siano rispettate le leggi. Nè la Balduzzi votata dall’intero parlamento sulla continuità di cura, nè la sentenza della corte costituzionale di dicembre e neppure siano state eseguite le pronunce dei magistrati, che, loro sì, carte alla mano, hanno osservato i miglioramenti!

Se è vero da un lato che il processo parrebbe già scritto, è vero anche, come ricorda Tiziana Massaro, avvocato e mamma di un bimbo migliorato con le infusioni, che rinunciare al Tar significa dichiarare la resa, “soltanto con una sperimentazione potremmo far luce su molti aspetti e dare quelle risposte che tutti si aspettano, malati e no”.

Terapie non sperimentate e staminali mesenchimali.

Nei giorni scorsi ho scritto alla senatrice Elena Cattaneo, avrei voluto pubblicare un suo commento sulla guarigione dall’ebola del medico di Emergency avvenuta con farmaci che ancora non avevano completato l’iter sperimentale. Ci eravamo chiesti quali fossero i criteri che stabiliscono chi ha diritto a cure non sperimentate.

La risposta del portavoce di Cattaneo è stata: “La senatrice non ha seguito direttamente la vicenda, non è interessata a parlare”. Ma come? La senatrice che siede in parlamento “per dirimere le questioni di scienza” e per rimediare “all’ignoranza scientifica degli italiani”, ora dichiara “che non ha seguito la vicenda Ebola”?

Ci chiediamo se può rispondere in questo modo una persona che ricopre un’alta carica dello Stato (a cui è stata regalata la poltrona che le tasse degli italiani, faticosamente, continuano a permettere).

Infine, vi invito a leggere l’articolo di Michele De Luca, professore ordinario di biochimica a Modena, apparso sul Sole24ore appena si è saputo del patteggiamento di Vannoni.
E a riflettere con me sulle sue considerazioni finali.

Conclude De Luca: “La vera truffa sta solo nel metodo e nell’approccio adottato da Stamina o riguarda invece la pretesa stessa di curare con una sola tipologia di cellule, nella fattispecie le mesenchimali, centinaia di patologie diversissime tra loro, incluse quelle di origine genetica, a carico di tessuti completamente diversi da quelli che in natura sono deputate a rigenerare?”

Chiediamoci perchè lo scienziato De Luca voglia convincere tutti noi ( e prima di lui lo ha fatto la senatrice Cattaneo ) che studi promettenti sulle mesenchimali non esistano. Ecco qui i primi che mi sono capitati.

1) Studio israeliano (2014), Sicurezza delle staminali mesenchimali impiegate nelle malattie neurodegenerative.

2) Studio israeliano e americano (2014) Le proprietà delle staminali mesenchimali nei disturbi dell’autismo.

3) Studio cinese (2014) Differenziazione di staminali mesenchimali in neuroni.

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